giovedì 6 febbraio 2014

Il Sale, di Jean Baptiste Del Amo - NEO Edizioni

Sez. Amici della Maestra
Svolgimento



Louise

Si svegliò con la certezza che i bambini dormissero ancora.
La prospettiva della cena prese forma nella sua mente e, con essa, la sensazione di questa presenza, quella dei ragazzi nelle loro camere all’altro capo del corridoio, i loro corpi nascosti sotto le coperte.
Un giorno sfilacciato scivolava dalla finestra e si infrangeva sullo spigolo del comò. L’alba bagnava la camera. Dalla casa, non sentiva il rumore delle onde, ma le arrivarono le grida dei gabbiani. Se le persiane non erano chiuse, e il giorno la trovava allungata sul fianco – il viso rivolto alla finestra – una delle prime immagini che distingueva, aprendo gli occhi, era il volo alto degli uccelli sopra un quadrato di cielo sul muro. Una carovana di nubi ci stazionava, a volte. Se le mattine erano grigie, Louise ci vedeva come un riflesso del mare, una schiuma che poteva essere bianca, o anche nera. Ma poco contano, in verità, le brezze marine: gli uccelli non cessano mai di dominare la città. Qualsiasi cosa accada alla gente del mare, loro sventrano il cielo comunque. La loro costanza le piaceva, niente poteva turbare le loro evoluzioni aeree. Normalmente non sentiva i loro richiami – l’abitudine li fondeva in un quadro sonoro e familiare – ma quella mattina i gabbiani sembravano raddoppiare gli sforzi per strapparla al sonno. Può darsi che il vento soffiasse verso la casa, portando il loro concerto fino a lei. O, magari, era colpa dell’inquietudine per quella cena che già l’aveva tormentata tutta la notte. Aveva sognato che erano tutti a tavola in una cucina. Non era certamente la loro, ma era conosciuta. Armand discuteva con i ragazzi. Lei non vedeva i loro visi, e non avrebbe saputo definirne l’età. 

Louise non sentiva le parole di Armand distintamente; era contrariata di questo e si convinceva che parlasse di lei, criticando il cibo o lo stato della casa. Poi si rendeva conto dello sciabordare dei propri passi, mentre camminava dal tavolo al lavello. Louise abbassava lo sguardo e vedeva una pozza d’acqua allargarsi sotto la tavola, sul pavimento, senza che nessuno se ne curasse. Armand continuava a borbottare cose incomprensibili e i bambini restavano immobili e accigliati. L’acqua non smetteva di salire e le arrivava presto alle caviglie. Louise pregava i ragazzi di reagire, di dirle cosa stesse succedendo, ma nessuno si degnava di rispondere. Tutti fissavano Armand, pietrificati. Si ricordò della paura implacabile all’idea che quell’acqua – che non smetteva di salire – stesse minacciando la tavola, il pasto e la famiglia. Nell’indifferenza di tutti, Louise cercava l’origine di quella perdita, e scopriva stupefatta che l’acqua sgorgava da Armand. Colava dalle gambe dei suoi pantaloni, dal collo e dalle maniche della camicia, dalle sue labbra di cui non riusciva, però, a distinguere i movimenti. Poi, come a volte avviene nei sogni, prese coscienza dell’assurdità della scena: doveva svegliarsi. Armand era morto, lui e i suoi figli non potevano essere riuniti a tavola. Quella cucina l’aveva creata lei, da cima a fondo. L’acqua che raggiungeva le sue ginocchia era priva di consistenza. Ecco il sogno da cui Louise riuscì a riemergere diverse volte, la notte che precedette la cena. Si svegliò nell’umidità delle lenzuola, poi ripiombò in un sonno approssimativo.

Jean Baptiste Del Amo



13 commenti:

  1. È che quando ti trovi immerso all'interno della narrazione cominci a sentire tutto ciò che accade, dal sonno all'acqua che sale fino alle ginocchia, provi tutta la gamma di sentimenti esperiti dai protagonisti, a volte parli pure con loro.
    Il libro ce l'ho già ma non l'ho ancora letto, l'incipit è grandioso!
    Grazie, Jean Baptiste Del Amo!

    RispondiElimina
  2. Mi è piaciuta parecchio la descrizione del giorno, di ciò che è all'interno della casa e di quello che si osserva fuori, l'insistere dei gabbiani in un cielo che non può opporsi.Nulla si può opporre a una realtà immutabile se non un sogno, ma i sogni si sa svaniscono all'alba. Bravo.
    Adele

    RispondiElimina
  3. Uno dei migliori romanzi pubblicati negli ultimi anni. Scava nella paralisi dei rapporti familiari fino a mostrare la corrosione delle singole anime. L'unità di tempo (di matrice joyciana più che aristotelica) dilata la scena principale fino a portarla A durata reale (maestria proustisna). Insomma il lettore è totalmente irretito nella trama fino a sentire il vuoto che lascia la memoria.

    RispondiElimina
  4. L'incipit riesce, come dice Federico, a prenderti subito per suoni e sensazioni. Armand, gabbiani, Louise e mi torna in mente la Normandia. Ho raffigurato subito quel paesaggio (magari non lo è, ma è lì che lo scrittore mi ha portato conciliando il suo racconto con la mia esperienza. Uno dei miracoli per cui amo leggere.) Leggerò cosa uscirà fuori da questo incubo rotto dalla voce dei gabbiani. Ben trovato, sarà bello leggerti. grazie a Jean Baptiste De Almo

    RispondiElimina
  5. Io sono gia' oltre l'incipit e pagina dopo pagina me lo gusto come un piatto saporito. Ho capito che al pranzo che si dovra' tenere di li a poco scoppiera' qualcosa di inevitabile che mutera' per sempre i rapporti tra i commensali invitati.

    Descrizioni veritiere e sofferte che scoprono parola dopo parola il personaggio di volta in volta protagonista.

    RispondiElimina
  6. Questo libro è grandioso, una vera lezione di scrittura. Ti avvolge sin dall'incipit in un grande respiro, non puoi fare a meno di leggere con occhi da estasiato.
    Non avevo questa sensazione da tempo, bravo JEan
    E bravi i NEO per aver portato questo libro in Italia.
    GD

    RispondiElimina
  7. Si capisce subito che la scrittura ha grande qualità, crea magia e ti porta con forza, come ha detto Federico, direttamente nel mondo dei protagonisti. Ci sono delle scelte linguistiche bellissime (mi vengono in mente adesso i gabbiani che sventrano il cielo) e le immagini sono molto potenti: si sente la tensione nell'aria e non si vede l'ora di andare avanti. Che gran voglia di leggere il libro!

    RispondiElimina
  8. anch'io ho già il libro, graditissimo dono di un amico (grazie ancora Fil!) ed è sul comodino già da un po' in bella compagnia di altri "amici della maestra" che sto leggendo :)
    e tutti devo ammettere con grande piacere... questo incipit mi pare garanzia di una qualità indiscussa
    Meis

    RispondiElimina
  9. Pur conoscendolo ormai quasi a memoria, questo incipit, pur avendolo smontato e rimontato più volte, il suo impatto su di me non ne esce minimamente smorzato. Grazie per avere dato spazio a questo romanzo meraviglioso.
    Sabrina Campolongo (la traduttrice)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sabrina, da parte mia (ma sono sicuro anche da parte di molti altri) ti faccio i complimenti!

      Federico

      Elimina
    2. ciao Sabrina, traduzione grandiosa, non ho mai comprato un romanzo con così tanta convinzione,
      Giorgio D'Amato

      Elimina
    3. Giorgio e Federico, grazie davvero.
      Sabrina

      Elimina
  10. Mentre leggevo non ho alzato gli occhi un momento: l'ho letto di un fiato. Mi sono sentita anch'io in cucina, ho visto l'acqua e l'intera scena -credo di averla già vissuta.
    Il concetto di morte: una doccia fredda, l'ho sentita a pelle.
    Corro a comprarlo.

    Nina

    RispondiElimina