venerdì 1 novembre 2013

Halloween Writing Contest - Tema: La stanza da letto

Halloween Writing Contest
Svolgimento


Entrai in camera e vidi il mio cadavere steso sul letto.
Indietreggiai mentre l’orrore mi irrigidiva, poi la ragione mi disse che doveva esserci un errore, una qualche falla nel mio cervello che mi dava un’immagine sbagliata, dovevo esaminarla per rendermene conto, ma i piedi si erano incollati al pavimento, non riuscivo ad avvicinarmi così sfrontatamente alla morte, non potevo, allora la ragione mi spinse con la sua mano enorme e calda in avanti e quando continuai a opporre resistenza mi prese a calci fino al letto, tanto che mi sbilanciai e rischiai di cadere e mi ritrovai a qualche millimetro dal mio naso di gesso, volevo urlare, ma ogni passaggio d’aria alla faringe sembrava interrotto, portai le mani alla gola, qualcuno mi aiuti, pensai, credetti di svenire, e invece un burattinaio sadico mi teneva vigile a fissarmi da morta, gli occhi aperti e velati che osservavano qualcosa a cui io non potevo volgere lo sguardo, le labbra viola, i capelli di un colore spento che non è il mio ai lati del viso, non sono io, ci deve essere un errore, pensavo mentre riconoscevo le mie mani, il mio corpo, i miei abiti, voltai le spalle all’evidenza e mi diressi verso la porta, volevo chiamare qualcuno, riprendere contatto con la realtà e trovare conforto, ma le dita che vengono a prendere nei loro letti quelli che hanno paura del buio mi afferrarono, una voce all’orecchio mi sussurrò: e tu, di cosa hai paura? Lasciami andare, la supplicai, e lei disse che non era lei a bloccarmi ma io stessa - non capisci, continuava, di cosa hai paura?
Ecco, se fosse un incubo adesso finirebbe, mi sveglierei di soprassalto ma poi riprenderei sonno e non avrei alcun ricordo al mattino, pregai perché accadesse, io che non prego mai, ma la voce disse: non ci sperare, è più reale di quanto pensi. Mamma, avrei voluto urlare, aiutami - l’aria che respiravo era schegge di vetro, mi ostruiva le narici, mi graffiava la gola, mi bucava i polmoni. Mamma, sto sanguinando, adesso mi esce un verme dall’orecchio -sono un cadavere e mi sto già decomponendo-, è lui, è quello che mi parlava, e che non ha mancato di ricordarmi che dove sono io tu non mi puoi aiutare, che neanche tu sei immune…
E a un tratto, si fermò. Mia madre aprì la porta e entrò nella stanza, si bloccò e cambiò espressione quando vide la mia faccia. Mi chiese cos’era successo, io mi voltai per mostrarle il cadavere. Ma il letto era vuoto. Un piccolo verme strisciava fuori dalla finestra.

Valeria Balistreri

5 commenti:

  1. Ahahahah io le mie considerazioni su questo pezzo le ho già fatte in privato.
    C'è tutta la tensione dei pezzi horror e che angoscia pensare di vedersi morti distesi sul proprio letto. Il vermetto che esce dall'orecchio e dalla finestra mi ha ricordato molto il verme de "La sposa cadavere" di Tim Burton, simpatico e allo stesso tempo inquietante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dimenticavo: l'incipit è stupendo, per me la storia poteva fermarsi lì!

      Elimina
  2. A me è piaciuto tutto il pezzo, anche il finale rassicurante!
    Gradisco essere tranquillizzata dopo una storia horror, specie la sera tardi ... (ahahahahah...).
    Brava Valeria.
    L.I.

    RispondiElimina
  3. Valeria, il racconto si legge d'un fiato e alla fine si ha l'impressione che il 'vermis in fabula' faccia il gesto dell'ombrello!! Geniale!

    RispondiElimina