martedì 16 aprile 2013

Tema: A cosa servono le parole.

Svolgimento

Arrivano certi momenti in cui ti viene voglia di spegnere tutto: la tv, internet, la lavatrice. Ti viene voglia di chiudere le finestre o aprirle: ammesso che tu possa godere del privilegio di vivere in un posto, che quando ti affacci, ti restituisce un silenzio assoluto. Altrimenti meglio barricarsi in casa. 
Per non sentire.
Hai passato tutta la mattina a scrivere. Gli ultimi capitoli che ti sono venuti fuori non ti sembravano male. Li hai mandati un po’ in giro. Persone di cui ti fidi, mai troppo aspre o troppo concilianti.
Lo ripetono tutti come fosse una prescrizione medica: le critiche sono costruttive.
Peccato che dicano tutto e il contrario di tutto. Uno ti dice che quando scrivi la pancia ce la metti troppo, che certe sensazioni devi imparare a trattenerle, oppure a buttarle giù e poi riprendertele, domarle, tenerle al guinzaglio per non farle abbaiare troppo forte.
Poi c’è chi ti dice di togliere dove l’altro ti ha appena detto che manca qualcosa. Scrivi bene, dice qualcuno, non hai bisogno di dimostrarlo.
Sei confuso, ti prendi una pausa. Infili nella macchinetta la prima capsula di caffè che ti trovi tra le mani. 
Leggi qualche notizia.

Prendi il cellulare, scrivi un tweet per sostenere la tua approvazione al governo francese. Hanno fatto qualcosa che dalle tue parti ti sembra irraggiungibile. Hanno appena approvato i matrimoni e le adozioni gay.
Qualcuno ti scrive: no, non è giusto. E ci mette di mezzo la Natura come se fosse una sua amica. Ti viene il dubbio che siano andati a cena insieme la sera prima.
In natura ci sono madri che allattano cuccioli di altre specie, provi a spiegargli.
Sei stanco del sesso. Sì, del sesso. Perché la gente è così: ne fa una questione di “con chi vai a letto”.
L’esperienza ti ha insegnato che arrabbiarsi non serve, che spiegare non serve, che cercare di far cambiare idea alle persone non serve.
Da qualche mese ti propongono di scrivere per un blog. Rifiuti sempre, hai la tua vita, le tue letture, il romanzo su cui stai lavorando in ogni minuto che ti resta. 
Non vuoi distrazioni, dici. La verità è che sei stato abituato a tenerti in disparte. A non fare rumore.
E poi a leggerli ti sono sembrati tutti interventi interessanti. Cose impegnative, alcuni riferimenti storici ti sono sfuggiti.
Sei indeciso.
Continui a chiederti se è il caso di scrivere.
Non lo sai.
A cosa servono le parole?

Roberto Pellico

37 commenti:

  1. Ecco un bel modo di cominciare la giornata, trovare Roberto dalla Maestra :)
    Meis

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  2. L'altra settimana che sono andata a mettermi in fila per avere una dedica di un'autrice famosa di cui ho letto tutto ma proprio tutto, che quell'autrice lì mi piace moltissimo, e mi sono trovata scritto sulla mia copia, dall'autrice famosa quella che secondo me sapeva usare benissimo le parole, quella che aveva scritto dei libri che secondo me erano musica da tanto sono scritti bene, sai che mi ha scritto sulla mia copia?
    «Con amicizia, Amelie».
    Con amicizia?
    In che senso?
    Chè vedi, anche chi scrive romanzi, ho capito l'altro giorno, che non lo sa a cosa servono le parole.

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    1. Barbara, questa risposta è un post!
      Bellissima!!

      Vorrei spezzare una lancia a favore di Luca Bianchini, che invece ao ogni Fans dedica un commento diverso che è un piacree rileggere.

      ps Amelie Nothomb per caso?? La detestoooo

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    2. :) sempre cordialmente detestata la Nothombe...tutta cappello e puzza sotto al naso ;)

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    3. Nothomb :) mi è così antipatica che l'ho pure scritto male eh eh eh...

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    4. Si la Nothomb proprio lei, mi ha spezzato il cuore con tre parole, mi ha insinuato il dubbio che il prodotto editoriale sia qualcosa di diverso dall'arte, o forse no, con quel suo sorriso -un po' ebete diciamolo- mi ha aperto un po' gli occhi.

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  3. Molto Felice di leggerti Roberto!

    ****You made my day****

    A cosa servono le parole?
    A farci leggere, pensare, imprecare e sognare! Senza parole saremmo muti come i pescipalla

    Questo tema è come una scatola cinese: lo leggi e riga dopo riga saltano fuori altri temi di cui discutere sempre con le parole!
    Mi auguro che questo sia solo il primo di una lunga serie :)
    Grazieeee è stato difficilissimo averti qua ma ne è valsa la pena.


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  4. Siamo sommersi dalle parole, più che dalle immagini. Con i social network, che in poco tempo sono diventati il brodo primordiale dentro cui proliferiamo, ingoiamo ogni giorno tonnellate di parole, frasi, periodi e quant'altro.

    Si chiama indigestione, nausea, vomito e tutto quanto afferisce alla sfera del gastrointestinale. Chi vuole scrivere, e vuole utilizzare questa materia per modellare la propria opera, dovrebbe imparare a stare per lunghi periodi al di fuori delle parole, al di fuori di questo mondo così indigeribile di opinioni, commenti e logorrea inutile.

    Le parole non servono a niente, o fanno male e sono dannose, se solo ce le lasciamo sfuggire - Perchè sono troppe.
    Per tornare alla loro bellezza e "utilità" bisogna disintossicarsi, scoprire il silenzio, e tornare ad usarle con cuore sereno.

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    1. Allora siamo coerenti, cominciamo a spegnere i pc e a smettere di scrivere sui blog. Anche i commenti ai post degli altri - mi pare di capire che tu intenda dire questo - sono inutili. Tutti in silenzio. Non credo proprio che il post di Roberto vada per questa strada.

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    2. difronte ad un buffet esiste la possibilità di ingozzarsi acriticamente così come la possibilità di scegliere e selezionare la tartina che preferiamo o lo stuzzichino che più ci attira...nei buffet mettono di tutto e di più. Siamo noi che dobbiamo operare la scelta no? Nessuno può o devo costringerci ad ingozzarci. Così credo siano pure i blog, i social network, internet in genere. C'è di tutto. Bisogna però imparare a scegliere e selezionare.
      Io credo da sempre che siamo quello che "diciamo", conosciamo davvero solo quello che possiamo "descrivere" a parole. Il silenzio è impossibile, è una chimera irrazionale e romantica, pericolosa quanto l'eccesso di parole. Sta a noi nuotare in quel caos, anche imparando a farlo nei modi migliori....:)
      Meis

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    3. Se non servono a niente perche' scrivi ?

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    4. ....

      Un attimo che mi rileggo:

      "Chi vuole scrivere, e vuole utilizzare questa materia per modellare la propria opera, dovrebbe imparare a stare per lunghi periodi al di fuori delle parole, al di fuori di questo mondo così indigeribile di opinioni, commenti e logorrea inutile.
      Le parole non servono a niente, o fanno male e sono dannose, SE SOLO CE LE LASCIAMO SFUGGIRE - Perchè sono troppe.
      Per tornare alla loro BELLEZZA e "UTILITà" bisogna disintossicarsi, scoprire il silenzio, e tornare ad usarle con cuore sereno".

      Leggo che le parole hanno bellezza e utilità, e che possono servire a modellare un'Opera, e quindi possono essere la materia prima per fare Arte.
      Cara Anna Wood, io scrivo perchè penso che le parole siano una materia prima meravigliosa.

      Poi ho detto che chi vuole usarle - visto che c'è un oggettivo overload - dovrebbe riscoprire il valore del silenzio, così da ridare alle (proprie) parole la bellezza e l'utilità che meritano. Penso sia oggettivo questo eccesso di parole, commenti, opinioni. Non è male in sè, però penso - opinione mia - che chi lavora o vuole "fare arte" è bene che - ogni tanto - si faccia un pò di disintossicazione dalle parole. Io personalmente riscontro numerosi vantaggi quando riesco a stare una settimana - è un LUNGO PERIODO - lontano dai social network, o dai tg, per esempio. Ed è difficilissimo da conquistare questo silenzio, quando non impossibile, dato che per ora - per esempio - sui social network in qualche modo "ci lavoro".

      Dunque, cara Roberta Lepri, mi dispiace aver dato l'impressione di voler attaccare chi scrive sui blog, o su questo blog. Non era proprio mia intenzione e, onestamente, rileggendomi, non mi sembra che il messaggio cHe traspariva fosse quello.

      Del resto, io tengo un blog, e scrivo su questo blog, e - tra le tante cose che scrivo, per vari motivi - le parole che lascio su questi due spazi di espressione sul web sono TUTTE - per me - preziose e importanti. Quasi un disintossicarsi, un affermare la propria identità, e riconoscere belle identità altrui, al di fuori della nevrosi parolaia che ha preso il mondo.

      Mi dispiace tanto che non sono stato capito.

      Il mio era solo un commento al post (bellissimo) di Roberto Pellico, che mi ha ridato la sensazione di confusione ed esasperazione di un "uomo che usa le parole" all'interno di un contesto in cui ci sono così tante parole che niente ci vuole che queste perdano il loro significato. Ho trovato nel post tante cose che conosco, rese alla perfezione, come quell'accenno allo "scrivere di pancia" che esprime benissimo l'intimità quasi bambinesca dello scrittore con le sue parole e il senso di oltraggio, di sacrilegio, quando il Mondo Esterno "tocca" le tue parole. Sia nel commento, nella recensione, nella critica ma anche nell'editing.

      Per il resto, niente, "sono stato frainteso" come dice qualcuno. Ma ci siamo tutti abituati.

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    5. Possibile che tu sia sempre quello dei fraintedimenti?? Posso dire che invece secondo me tu scrivi tutto e l'incontrario di tutto e con lo stesso metodo avvalli le tue teorie?

      Fricano o è BIANCO o è NERO il grigio sta bene soltanto ai TOPI

      Mo basta sono una wood incazzata! Sappiloooo


      Ma sei sempre mio amico

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    6. Ragazziiii
      calma eh?!!!
      che mi fate venire il prurito alle mani

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    7. Scusatemi se m'intrometto, ma essere fraintesi è la cosa più facile del mondo perchè ognuno di noi ha la propria lente ed ingrandisce certe cose sminuendone altre. A me il discorso di Fricano non era sembrato così "perverso". E' ovvio che un po' di silenzio fa bene a tutti l'importante è che non si diventi muti tutti insieme. Stop.

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    8. a me piacquero sia il post di pellico che l'intervento di NF; è vero, ci sono troppe parole in giro, molte volgari - tutte le volte che si rivelano espressione di una personalità priva di spessore -, tante superflue. E poi ci sono quelle parole che di tanto in tanto fanno capolino, le solite ma avvicendate in un modo nuovo, che nel loro accostamento si potenziano a vicenda, e creano fascinazione, ti cambiano, a volte per qualche istante, a volte per tutta la giornata, a volte per una vita intera.
      Però queste alchimie non sono volute, escono un po' per caso da chi con le parole ci lavora e cerca combinazioni nuove, efficaci, significative. Lasciamo fluire le parole... basta poco, foglio, penna, o PC e tastiera, il costo è quasi zero. E quando le parole vengono fuori bene, beh, si rimane ad occhi aperti nonostante il battito delle palpebre.
      gd

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  5. Robbbberttoooooooooo!!! (è Sofia che urla) finalmente! Ma quanto ti ho dovuto corteggiare? Quanto?

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  6. Non è che dobbiamo avercela così tanto con le parole. A volte ne bastano poche per dire cose molto importanti. E anche usarle per dire ogni tanto delle cazzate, in fondo servono anche a quello. (emoticon paroliere)

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  7. Onoratissima di leggere tale Roberto Pellico!

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  8. Infatti è un grande piacere averlo tra di noi. Stimo moltissimo Roberto e ho avuto modo di pubblicarlo come 18etrentaedizioni, poi di seguirlo e vederlo crescere come scrittore nelle sue pubblicazioni. Tale era la voglia di vederlo pubblicato qui, che l'ho inseguito per mare e monti. Tale è la gioia di leggerlo, che ho una gran voglia di sorridere, io che di solito di sorrisi ne ho pochi.

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  9. Ciao Roberto,
    a me le parole servono a fare ordine, a sistemare il caos che mi circonda a organizzarlo. Le uso come strumento. Prima etichetto tutto (ogni cosa ha una sua parola) poi le mischio per tradurre in segni i segnali chimici che mi manda il cervello. Insomma servono come servono gli ormoni: a volte per passare un'emozione positiva a volte per trasmettere il dolore. E poi, se ti vengono particolarmente bene, se a qualcuno piace come le organizzi allora forse ... ma solo forse ... è arte e potrebbe esistere oltre la tua esistenza.
    Però non deprimerti e non mollare, mai!
    La birba dell'ultimo banco

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  10. Tornando al pezzo trovo bello il punto in cui dice " perchè la gente è così, ne fa una questione di con chi vai a letto."
    In effetti è proprio questo il nocciolo della questione la gente riesce "incredibilmente" ad ignorare che un gay possa provare sentimenti veri come l'amore. Sentimento inprescindibile da ogni essere umano. A me hanno insegnato che tutta l'umanità è stata creata dal medesio Dio dunque è impossibile che ci siano gli esseri venuti bene e quelli venuti "male" Tutti siamo esseri splendidi,unici, meravigliosi.
    Quello che non capisco è soltanto una cosa: in un mondo che vuol farti credere che la famiglia è una merda che il matrimonio è un contratto del quale non frega più niente a nessuno, che i figli sono 'nu scassamiento e balle, che i nipoti sono degli animaletti ululanti e puzzolenti, perchè c'è tanto accanimento da parte dei gay ad adattarsi al convenzioni così retrograde? Fermo restando che per me hanno diritto come gli altri ad avere una famiglia regolamentata da un bel contratto che sancisca diritti e doveri! Per l'adozione ho le mie remore, non per incapacità di amare (assurdità bella e buona), ma perchè il bambino ha una personalità malleabile ed a lui resta il diritto di cominciare da una condizione che si ritenga consona, "naturale" per lui, poi si vedrà,magari la sua natura sarà un'altra ed allora vivrà la sua vita come meglio vorrà.

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  11. quella per il matrimonio è una battaglia che va al di là delle singole convinzioni: semplicemente si tratta di ottenere una piena riconoscibilità e un un inalienabile diritto...sia che poi se ne voglia usufruire o meno
    Sulle adozioni inoltre cominciano ad arrivare studi lungitudinali (cioè su un lasso di tempo superiore ai 10 anni) effettuati in paesi dove le adozioni sono consentite da decenni e in nessuna di queste viene evidenziato alcun danno psicologico nei bambini di coppie gay....si riuscisse a guardare alla realtà coi dati di fatto e non solo coi pregiudizi forse....:) le opinioni sono come le palle diceva Clint Estwood, ognuno ha le sue, per carità...ma se Science American pubblica delle ricerche che smentiscono certe opinioni, come dire, io tendo a crederci...non è mica la Bibbia che è indimostrabile...è scienza :)))
    Meis

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  12. Grazie Meis sempre chiaro ed esauriente, convieni con me che al di là di tutto l'unica convenzione che ci torna utile adottare è l'amore e il rispetto per tutto e per tutti. La scienza ha portato moltissime belle cose e spero che ancora ne porti e che l'uomo, soprattutto, ne sappia fare buon uso.
    Uno studio relativamente recente ha invece allarmato (alcuni anni addietro una conferenza) sulla nascita in provetta o a seguito di "bombardamenti" ormonali che, a dire dei medici, è causa (o fonte non ricordo bene) di natalità con problemi legati alla sfera ormonale, per l'appunto. Scienza anche questa.

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  13. SCUSATE MA ... cos'è un gay?
    Io, come Einstein, riconosco solo la razza umana in tutte le sue meravigliose declinazioni compresa qualche aberrazione.
    Manubirba semiseria

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    1. Brava Manubirba, concordo. Per me saranno sempre e solo Luigi, Manfredi, Riccardo, Carlo, Manuele, Luisa Marina, Cinzia....
      Altre parole non servono.
      E la bravura letteraria di Roberto non è in discussione

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  14. Non so che dire. Roberto ci ha parlato di un problema esistenziale, che è quello di uno scrittore che non sa quale sia il proprio ruolo, il proprio posto. E se è il caso o no di continuare a fare ciò che sta facendo. Cioè dell'utilità dello scrivere. Di una lettera sull'infelicità l'unica cosa che si sta discutendo è la tendenza sessuale dell'autore e delle influenze che questo può avere sulla società. Ed è qui che Roberto risolve ogni dubbio. Avrebbe dovuto metterci il punto interrogativo: "A cosa servono le parole?". A niente.

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  15. :) scusa è che a volte mi prudono le parole.
    Basta fuori tema!

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  16. Io a cosa servono le parole non l'ho capito, eppure mi piacciono tanto e non so perché, eppure continuo a servirmene e quando qualcuno se ne serve bene smetto di chiedermi a cosa servono. Il post è bellissimo.

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  17. A me piace, dopo un pomeriggio passato a usare parole, entrare su "tutta colpa della maestra" e leggere i post e tutti i commenti. Mi diverte e mi permette di conoscere la gente senza averla mai vista, immaginarla al pc intenta a scrivere, preoccuparsi di trovare una coerenza tra quello che vorrebbe trasmettere e quello che, invece, potrebbe arrivare, preoccuparsi per trovare la parola giusta, ritornare sui propri passi dopo aver notato errori e quindi correggersi e scusarsi. Roberto, la primissima cosa che ho fatto dopo aver letto il tuo post è stata cercare il GAYTAG "Guarda fuori (quell'abbraccio così)" perchè mi hai incuriosito tanto (Mara Maionchi direbbe "mi sei arrivato") quindi ti rileggerò a breve, ma spero di riaverti qui perchè il tuo post, come ha detto la wood in un commento qui sopra, riesce a tirare fuori un argomento di discussione frase per frase, e guarda qui! In un giorno soltanto hai scatenato i fan di questo blog, li hai messi tutti contro, poi riappacificati, li hai fatti sorridere e anche confrontare tra di loro...se ogni tuo post deve avere questo effetto, fatti avanti!!

    "Credo che accettando quell'imposizione - scrivendo a partire da ciò che ci ossessiona e ci eccita ed è viscerale, anche se spesso misteriosamente integrato nella nostra vita - si scriva <>"
    Mario Vargas Llosa

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  18. Ragazzi, che dire: grazie. Non sono molto bravo in questo, a ringraziare, dico. Però nei vostri commenti ho trovato le stesse cose che sentivo mentre scrivevo. Contraddizioni comprese.
    Sono felice vi sia piaciuto. Un po' c'era il timore. Andare dalla maestra e portare un tema che non lo sai se l'hai fatto bene. Poi ti colleghi la sera e ti ritrovi tutti questi commenti. Sensazioni, perché di questo si tratta. E allora ti dici che forse sì... a qualcosa servono le parole.
    Ps: Meis, ti quoto su tutto ciò che hai scritto. Barbara, con il tuo commento hai fatto proprio centro. Adelaide, sì, lo penso davvero, in quella frase c'è tutto. R.L.&Anna grazie davvero. FO: guarda che hanno fatto tutto loro, io non c'entro. :-)
    Roberto.

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  19. Io leggerei un tuo libro, perché hai un'anima e si può percepire profondamente da quanto scrivi. Diffida da chi ti impone regole: i veri scrittori erano outsiders incompresi... Svevo, Kafka, Merini, Scott... per citarne solo alcuni... Sii te stesso e scrivi perché è nella tua natura farlo, indipendentemente da chi ti pubblicherà o meno. Non cambiare per gli altri: chi si plasma perde la propria anima e la vende a poco prezzo. Le critiche sono costruttive, ma non perdere la fiducia che hai nelle cose che scrivi ed in quello che senti: nessuno può giudicare quanto vera debba essere l'espressione di un sentimento che tu stesso stai definendo su carta. Anche a me spesso hanno parlato di "pancia" e di "getto" eccetera... ma più mi ritrovo ad insegnare letteratura, più leggo di gente a cui dicevano queste cose che ha saputo tirar fuori da queste critiche le più laute rivincite... vedesi per esempio Albert Einstein, bocciato in matematica alle medie... :) Ascoltati VAFFANCULO di Marco Masini, e sii te stesso. Io aspetto di poter leggere qualcosa, davvero. Grazie, comunque, è bello sapere che non siamo tutti morti dentro... a prescindere dal risultato sociale...

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  20. Se ti dico che adoro il tuo modo di scrivere e soprattutto di pensare, è troppo banale?

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