venerdì 30 novembre 2012

Tema : In Ver Sacrum

 
Svolgimento


La luce pastello che penetrava dalle grandi vetrate lasciava malapena intravedere gli spazi delle foglie tremule. Si accanivano di linfa virale.
Roberto ha abbandonato la ciotola del latte e masticando le briciole sulle labbra scende le scale. Le briciole di gocciole paesaggi tropici sulla barba incolta. Si fa il solletico da solo. La mattina lascia il tempo per ostentare la pigrizia nei passi. La bocca canticchia i Foxhound. Il battito cardiaco asseconda il ticchettio delle lancette. Slega la bici per arrivare in fondo alla strada. I raggi del sole scendono dritti rasenti ai palazzi attraversano la sottile striscia di azzurro carico. I raggi assalgono le finestre disposte in ordine disordinato le piantine sui balconi borghesi ringraziano. Il ragazzo zizaga trafitto del sole canticchiando. Su e giù il pedale fino al viale, infondo più denso. I rumori tenui procede a naso dritto. La gente ha paura di buttarsi nel traffico delle strade di Torino. E' la prima cosa che mi sono sentito dire, al mio ritorno in città. Lei ieri è venuta in Aeroporto e la sento mormorare questa frase mentre salivamo le scale di casa. Questa frase non dovrebbe infastidirmi ma non riesco a non pensarci. Del resto non me frega un cazzo. 


Tema: Stampa alternativa

Svolgimento


L’impiegata allo sportello, quando mi vede le si illuminano gli occhi di un sorriso sincero, chissà quanti vorrebbero essere al posto mio. E me la offre con la solita schiettezza e generosità. Io da un po’ di anni la prendo, me la porto a casa, guardo la pelle della copertina con il logo d’oro impresso a caldo bene in vista sul davanti. La sfoglio velocemente, per farmi un po’ d’aria sulla faccia e la poso in un angolo della scrivania. È lì che ritrovo sempre tutte le agende degli anni passati, intatte e illibate, con le pagine ingiallite sul bordo e la polvere stratificata sulla copertina.
La mia compagnia di assicurazioni anche quest’anno ha preparato le sue agende inutili per l‘anno prossimo. Stavolta ho rifiutato con gentilezza, ma la signora dell’agenzia forse ci è rimasta un po’ male.
Non l’avrei fatto, se l’agenda fosse stata di prosciutto cotto.
Mi sarei accontentato anche di un numero minore di pagine, e di una sobria rilegatura in cotenna di maiale. Ne avrei gustato l’utilità giorno per giorno, strappando una pagina e mettendola tra due fette di pane. Mi sarei ricordato con piacere dei miei appuntamenti, delle ricorrenze, della mia banca, della mia compagnia di assicurazione. Già dal primo morso avrei potuto apprezzare il garbo degli impiegati e i loro modi gentili, e avrei digerito anche con facilità qualsiasi aumento sull’RC auto.


giovedì 29 novembre 2012

Tema: Il tè dalla zia

Sez. Aspettando l'Apocalisse
Svolgimento

A quarantanni i giochi in amore sono fatti
La discussione non poteva aver peggiore vittima di mio nipote: ma le mie amiche sono implacabili. Non c'è correzione nel tè che tenga! Primo sorso. "Ormai non ci sono più le occasioni che si hanno da ventenni per frequentare a lungo qualcuno". "La sera a letto presto che il giorno dopo si lavora e figurati se hai l'energia per ballare come un pazzo in qualche discoteca". "I migliori partiti son già stati tutti presi a quell'età!". "Se poi qualcuna è sola di sicuro nasconde qualche fregatura". "Per gli uomini è ancora peggio". Secondo sorso. "Con tutti i denti del giudizio già spuntati un uomo non lo correggi più". "Una donna a quarantanni è già stufa di ovulare e non aspetta altro che le gioie della menopausa".
Vero che ormai non ho quasi più ricordi del menarca e nessuna nostalgia dei pianti improvvisi intervallati alla voglia di uccidere qualcuno, ma non si sta parlando di noi, ragazze, cerchiamo di contenere i commenti! Nulla. Gli occhi umidi e tremolanti di mio nipote non frenano la lingua a nessuna delle stanti: chi fresca di vedovanza, chi della vincita all'ultima lotteria della parrocchia. Ma nessun argomento trova più spazio della voglia di consolazione mal interpretata: "Coraggio è l'età migliore per un uomo!". "Che ti importa della solitudine? Guarda me!". Il tutto mentre il biscottino al cacao regala un fremito alla malferma dentiera!

Tema: Nessuno pianse

Sez. Aspettando l'apocalisse
Svolgimento


“When one world ends something else begins
but without a scream
Just a whisper because we just started it over again”
Marilyn Manson – The Fall of Adam


Qualche minuto antecedente alla prima esplosione, la gente viveva la sua vita quotidiana e regolare: nel mondo una donna litigava con un venditore ambulante, un ragazzo con una maglietta arancione era caduto dalla bici, un altro – uno studente dell’università, forse - stava raccogliendo dei libri da terra, mentre una bambina, dalla parte opposta del globo, giocava sull'erba e una donna anziana, poco più in là, portava un cane al guinzaglio che tendeva la testa per annusare ogni albero che incontrava.
Il primo attimo, dopo il colpo, fu di silenzio, smarrimento, confusione felpata, l’attimo in cui cominciava a innestarsi, nella mente di ognuno, la coscienza di quello che sarebbe successo di lì a poco, quando quel momento sarebbe passato e tutto avrebbe cominciato a distorcersi, deformarsi, cambiare: nella mente dei presenti sarebbe scattato l’odio per gli altri - per tutti – astio accumulato che si sarebbe riversato su ognuno - familiari, amici, nemici, amanti, conoscenti ed estranei – l’uomo aveva previsto la fine del mondo, nessuno, invece, aveva previsto la fine dell’uomo.
Quando tutto si mosse ogni singola cellula umana presente nel globo riversò il proprio odio su chiunque avesse davanti, l’aria si spezzò e dai tagli zampillò sangue nero che inondò le strade di ogni città americana, abbatté tutte le capanne di fango in ogni villaggio africano e così ogni monumento, ogni chiesa, ogni edificio fu percosso violentemente dalla malevolenza dell’uomo.


martedì 27 novembre 2012

Tema: Il figliol grasso, o era un vitello?

Svolgimento

Quando si cambia casa ci si aspetta che i propri gatti possano anche non gradirlo molto; soprattutto quando hanno una loro fitta rete di amicizie e relazioni. La Felicia era una gatta del quartiere perché andava a scroccare pappa, coccole e anche divani in almeno tre diverse case oltre che nella sua; ha sempre avuto l’indole di una cocotte del Pireo (vulgo: un puttanon). La Gina, quantunque sterilizzata come tutti i miei bambini, aveva per innamorato un gatto nero grosso il doppio di lei: un bisonte, più che un gatto, visto già lei stazza come la Queen Mary; anche lei era di casa dalla vicina. Scoasso, nella sua fulva immensità bovina, era adorato dalle vecchiette del palazzo e dalla solita vicina che veniva a coccolarlo a domicilio perché lui non usciva di casa. 
Sbaracchi la vecchia casa, traslochi, ti strusci i gatti per tutto il tempo per non farli sentire troppo sballottati, dissemini casa dei tuoi indumenti sporchi affinché non gli manchi il tuo odore, prendi le pappe che gli piacciono di più: lasci perdere il prosecco per la Felicia, ma sei fornitissimo del pornogastrico yogurt Müller alla ciliegia che adora e del tonno al naturale che dopo anni è tornata a mangiare di gusto come da ragazza; fai razzia di scatolette di Sheba alla tenera oca per Scopax (il che dimostra che cane non mangerà cane ma oca mangia oca); fai incetta di “ognunque” cosa per la Gina, che è sempre stata molto democratica con la pappa.

lunedì 26 novembre 2012

Tema : Scollature

Sez. Aspettando l'Apocalisse
Svolgimento

Faceva sempre così, apriva l’armadio, poi si allungava sul letto, alzava le gambe poggiandole al muro e aspettava. Aspettava un’ispirazione, un pensiero, magari solo lo squillo del telefono per poi ritrovarsi a gettare alla rinfusa quegli abiti che non avrebbe mai messo e infilare in tutta fretta il solito jeans con una camicetta.

Da quando si erano conosciuti era il loro primo appuntamento dopo una lunga serie di telefonate, messaggi e mail. Tutti puntualmente finivano con un: aspetto di vederti presto. Adesso quel vederti presto era arrivato e lei non voleva sembrare né troppo casta né troppo provocante. L’idea di finire la serata a rotolarsi tra le lenzuola non la sfiorava nemmeno ma, magari, avrebbe potuto trasformarsi in un'appuntamento di cui ricordarsi.


sabato 24 novembre 2012

Tema: il Lago

Sez. Aspettando l'Apocalisse
Svolgimento
 
Una mattina come le altre, molti furono svegliati dal gorgoglio assordante di qualcosa che ribolliva dentro il lago.
Il lago non era molto grande, ma abbastanza ampio e profondo per farci i tuffi, nonostante l’acqua torbida. Pesci non se n’erano mai visti, neanche nella memoria dei più anziani. Le origini geologiche non si conoscevano, erano assenti formazioni montuose nelle vicinanze e nessun fossile guida era d’aiuto.
Intorno al lago c’era soltanto una spianata immensa, disseminata di cespugli lanuginosi, sterili e grigi come il terriccio della superficie. Sotto il grigio, si incontrava una roccia liscia durissima da scalfire, che impediva da sempre qualsiasi forma di coltivazione intensiva. L'insediamento urbano sulla riva del lago era recente, le abitazioni erano state costruite, prive di fondamenta, semplicemente appoggiate l’una all'altra. Non potendo fare altro, si viveva di turismo.
Provenivano da tutto il circondario per vedere i cerchi nell'acqua color ruggine. Arrivavano con le loro famiglie, in carovana, lasciando sentieri di impronte tra i cespugli grigi. I turisti rimanevano in paese per un po’ di tempo, a dormire e mangiare, poi tornavano alle loro case, in fondo alla pianura, non si sa bene dove.

Tema : Il barattolo

Sez. Le torte di Ninà
Svolgimento

Gli ombrelloni multicolori sono piantati in fila. Le spiaggine disordinatamente sparse, niente file parallele, niente grigliati rettangolari quadrati squadrati – questa è una spiaggia libera. Questi signori sono appena arrivati, devono essere un gruppo di amici, un gruppo di famiglie in realtà, c’è chi legge un libro un po’ in disparte, chi sfoglia giornali di pettegolezzi, alcuni prendono il sole, altri parlano fitto fitto, altri ogni tanto ridono di gusto. Ognuno sembra impegnato in qualcosa e in niente allo stesso tempo, a turno entrano in acqua, più trasparente del cielo terso, è tutta una profusione d’azzurro, luce e bianco luccicante di sabbia. I bambini giocano tranquilli, sguazzano liberi come pesci, urlano, si tuffano, si spruzzano.
All’improvviso tutto si ferma. Chi leggeva smette, chi parlava tace, chi nuotava si asciuga.
Tutti presi da una strana frenesia cominciano a scuotere asciugamani, infilare creme solari dentro le borse, sciacquare pinne e maschere e palette e secchielli, gli ombrelloni vengono chiusi, le spiaggine radunate in un mucchio, tirano su solo le borse più piccole e si muovono all’unisono andando via in file indiane appaiate. Dove se ne vanno? 
Eccoli arrivati. Sono saliti come in cordata sulla duna di sabbia. All’ombra di alcuni ginepri secolari piegati dal maestrale è già pronta una tavolata lunga lunga, c’è chi va a destra, chi va a sinistra ma ognuno sa precisamente cosa deve fare. Dopo un certo tramestio ecco che tutti siedono e per un attimo cala il silenzio, uno degli uomini afferra un enorme boccale e comincia ad affettarci dentro delle pesche fino a riempirlo quasi del tutto, una delle donne gli passa un bottiglione di vino scuro, l’uomo lo versa in religioso silenzio, poi tutti tornano a ridere e a parlare e cominciano a sfilare da un lato all’altro melanzane e peperoni arrostiti, polpetti alla diavola, olive condite con aglio prezzemolo e finocchio selvatico, bottarga, acciughe, e poi gnocchetti alla campidanese con la salsiccia coi semi d’anice e pasta fredda con pomodoro e basilico, pasta al forno e cannelloni con carne e funghi e torte salate e frisciura a cassoba e trottobia, e agnello in umido con le uova e agnello in umido con limone, e procceddu arrustu, e sedano e ravanelli e finocchi e lattuga e uva e melone e anguria e quanto mangiano questi qui?


venerdì 23 novembre 2012

Tema: A che ora è la fine del mondo?


Sez. Aspettando L'apocalisse
Svolgimento

S- Pronto Filippo, sei tu?
F- Ciao Sabin. Come va? Tutto bene?
S- Insomma… Mi preparo…
F- Ti prepari!? A cosa?
S- Fili’, ricordi per caso a che ora è la fine del mondo?
F- Ah… quella!! Boh. Sarà a mezzanotte… 
S- Mezzanotte di stanotte o di domani notte? E di quale fuso orario?
F- Ma che ne so… E chi se ne frega… Giorno più, giorno meno… Comunque , a mezzanotte di domani, ora locale, mi pare; così abbiamo un giorno in più. Ti pare poco? Dicevi che ti prepari, ma come?
S- Vorrei guardarla in Tv. Pare che facciano dei collegamenti in mondovisione, da tutti gli angoli della terra. Ma nel giornalino dei programmi non c’è scritto niente. Tu che farai?
F- Ah, no… io registro; me la guardo il giorno dopo. Vorrei uscire, vedere cosa fa la gente. Magari allo stadio metteranno il maxischermo. Forse a Piazza Politeama si balla; ho visto che stavano preparando il palco. Ma tu non hai sentito nessuno?
S- E come no? Sono tutti occupati. Angelo ha detto alla moglie che andava dai suoi che sono anziani, ma in verità se ne va a trovare l’amante.

giovedì 22 novembre 2012

Sez. Pensione da eroi: Giardini

Svolgimento

Esce sul balcone la mattina presto. Si fascia i capelli dentro ad un fazzolettone e comincia a buttare giù polvere. Spazza e spiuma al sole caldo coperte, tappeti e lenzuola e cuscini che a stare al sole si guadagna in salute. La piega del collo da un lato e l'ombra sopra gli occhi di ciuffi di paglia. Ma sorride. Chissà perché sorride. Non lo capirò se vedo che finita quella casa  infila cappotto e sciarpa e si allontana con dentro agli occhi azzurri   una luce che li fa brillare.Vorrei seguirla, scoprire dove vive. La sua casa linda, tirata a lucido, la immagino  di mobili spaiati, credenze laccate e  blu piene di bicchieri opachi. Molte piante sul balcone, le persiane verdi scrostate.
Ma Emma non va a casa. Gira tutta la mattina tra le pulizie delle case degli altri. Pulisce lo sporco del mondo.
Il mondo rimane irrimediabilmente sporco.
Nessuno le paga il lavoro di una vita.
Nessuno, che non alzi la voce, viene ascoltato.
Lei non alza la voce. Spiuma al sole caldo coperte e cuscini nelle case degli altri. Ha 80 anni. Pulisce  scale, pavimenti e piatti e torna a casa. Compra pollo, ma solo  alette, latte e pane, il sabato va a ballare. La chiamano Bionda e sorride mentre ripete quel nomignolo così sexy. Il dente affiora tra le labbra, uno solo, degli altri non sa che farsene. Ogni cosa è più lieve se portata con leggerezza. Gira lo sguardo argento vivo mentre le chiedo dei figli: mi risponde che una madre campa cento figli, ma cento figli non campano una madre.

martedì 20 novembre 2012

Tema: Diploma ricordo

Svolgimento

Qui a dicembre diventa veramente un casino. Ovunque  ti giri trovi addobbi natalizi risalenti ai primi di novembre, il freddo diventa pian piano sempre più pungente e un po' di pioggia potrebbe far scoppiare il finimondo per le strade. Oggi son passato davanti alla mia vecchia scuola e, nonostante qui la neve sia latitante, l'albero sulla piazza di fronte è sempre lo stesso e rende il clima più invernale  grazie all'accostamento grigiocielo-verdefoglie, solo che le piastrelle del pavimento adesso sono tutte rialzate per l'umidità. Il cinese all'angolo è sempre aperto e anche se continua a non frequentarlo nessuno non capisco come facciano a tirare avanti un locale del genere - credevo d'essere l'unico a riuscire in quest'impresa - senza introiti. Guardare quella scuola adesso era come vedere la Guernica per la prima volta: un caos totale, forme strane, tutto crollante e in disuso. Provo ad entrare e non c'è più Super Mario, il nostro bidello. Lo chiamavamo così per via dei baffi neri, la statura tozza e quel dialetto stretto stretto che non gli permetteva di aprire troppo la bocca. Se ai tempi avesse detto "Izzemì", sarei crollato dal ridere, e invece morì circa due anni dopo il mio diploma. Fu un colpo enorme per l'economia dei castagnari; quel tizio vendeva le castagne più buone del mondo, in inverno, dopo aver staccato da scuola. Stava dietro il bancone, invece, un personaggio strano. Parlava utilizzando un dialetto proveniente sicuramente da un paese dell'agrigentino, era calvo e aveva un tic evidentissimo. 


lunedì 19 novembre 2012

Tema: Fazio ha fatto una marchetta a Faletti

Se volessimo, se volassimo, se valessimo…. dopo che Filippo sentì queste parole andò in bagno a vomitare: il riso nero che aveva ingurgitato riscoprì la luce di una lampadina a basso consumo per tre secondi, dopodiché finì a navigare dentro le tubature di una fogna che scarica chissà dove.
Un passo indietro: Filippo tra un X-factor in replica e un America’s next top-model  era finito su “Che tempo che fa”, programmino imbastito su tutti i cartamodelli di una cultura militante di sinistra che invita scrittori ebrei, politici palestinesi, filosofi francesi e soubrette invecchiate-ma-ancora-di-successo in sud america.
Quella sera (ieri), l’ospite era Giorgio Faletti, non in veste di scrittore o di cabarettista, no, in veste di cantautore.
Il pezzo proposto è “nudi”, un titolo che richiama ad una stanza chiusa, a due corpi che forse hanno fatto l’amore o stanno per farlo, insomma, belle premesse.

Tema: Questione di peeling

(questo post è dedicato all'amica Irma Fiorentino che ieri da Modusvivendi ci ha fatto tante foto e pure un filmatino, grazie Irma!!!)


Svolgimento



Ho avuto un problema. La forfora mi direte voi, no, vi rispondo io, un problema ben più serio: il pelo superfluo.
Non è roba da poco, stiamo parlando di una selva selvaggia aspra e forte, concimata con anni di lametta giovanile e irresponsabile, ma … fin qui sarebbe inutile piangere sul latte versato.
Il dramma è cominciato assai prematuramente, ancor prima della pubertà, e non c’è verso, anche se hai la pelle scura: il pelo nero si vede, sempre! E non si può mimetizzare con fogliame variegato perché quello è un egocentrico che ama mettersi in mostra e non gli piace essere occultato o messo in secondo piano. C’è un solo modo di agire: estirparlo senza pietà.
All’inizio si pensa sia un gioco da ragazzi, una strisciata di rasoio dal basso verso l’alto, con schiuma da barba o senza, è irrilevante, e ti vien fuori una pelle vellutata e liscia che neanche le tovaglie di plastica reggono il confronto, e all’inizio è pure ecologicamente sostenibile perché la mietitura regge bene il tempo e i nuovi germogli tardano a ricrescere senza sfruttare troppo il terreno, ma dopo alcuni anni di questi trattamenti, le colture si fanno più resistenti e le nuove piantine mostrano degli steli niente affatto deboli alla falce e alle intemperie (d’inverno ci si risparmia un po’ di legna per il camino ma con l’arrivo dell’estate il cappotto e il pantalone lungo ad oltranza non sono consigliati). Nelle zone inguinali e ascellari poi si può addirittura parlare di canne al vento, roba da seghetto.
Giunti a questo punto occorre prendere una decisione drastica: al bando le lame, si passa al contrattacco.


domenica 18 novembre 2012

Tema: Le Domeniche in fila

Svolgimento

Io, se le domeniche non ci fossero, chiamerei un alchimista cosicché le crei apposta per me, per imprecare contro a questo sole e a queste campane che mi buttano giù dal mio letto di percalle e mi portano allo specchio, a guardare le pieghe del cuscino sul mio viso e le piaghe delle lenzuola sul mio petto. Poi chiamerei un abile illusionista che rimetta tutto apposto. Io le domeniche non le voglio di pieghe e di piaghe.

E' una di quelle domeniche che sembra non ce ne dovessero essere altre, di quelle che hanno il cielo sereno e il sole splendente, e le nuvole a forma di cane anche, che passa il vento e le trasforma in caffettiere. Mangiale le nuvole che sono bianche e il bianco non mette paura e sembra buono. Che è autunno ma non quello malinconico che cadono le foglie e mangi le castagne. C'è e noi siamo qua. Solo che mi fan male le cicatrici. No, non quelle dell'anima, mica sono scemo io. Quelle del dito, della fronte, del collo, della spalla e del ginocchio. Poi passano appena si assestano le stagioni perché loro cambiano, io no. E meno male.
Cilindro, baffi, occhialini.
Mi travesto da supereroe e combatto contro le nuvole a forma di caffettiera.
E se ne andranno, insieme a questa domenica.

sabato 17 novembre 2012

Sez. Le torte di Ninà - Torta golosa alla nutella

Svolgimento

Xiu cominciò a scalare i gradini del ponte pedonale che l’avrebbe portata a casa con un sospiro, i manici dei sacchetti della spesa le avevano segnato le mani che lei metteva tanta cura nell’ idratare, a difesa del freddo inglese di novembre. Insieme alle solite buste dell’unico negozio di cibo cinese del paesino c’era un’intrusa proveniente dal supermercato dove si servivano tutti gli studenti europei. Farina, latte, uova, burro, zucchero, lievito e quella crema meravigliosa che le avevano fatto scoprire le sue coinquiline italiane: la nutella. Un nome a metà tra l’italiano e l’inglese, un gusto paradisiaco; anche se lei di paradiso non parlava. Non abbiamo religione noi, solo a volte preghiamo nei templi. Cosa pregate? Avevano chiesto le italiane. Bho. Gli antenati, credo. Niente religione, niente YouTube, niente dolci dopo i pasti.  Eppure alla fine dell’unica cena che avevano condiviso una delle due ragazze aveva portato in tavola una torta sublime, ricoperta di quella crema stupenda, e per un attimo Xiu aveva dimenticato la sua abitudine, condivisa da tutti i connazionali, di mangiare solo cibo cinese pur trovandosi in territorio straniero e aveva pensato che avrebbe dovuto far assaggiare ad altri quella meraviglia. Quando verrà Huang, pensò, lo sorprenderò con questo dolce. Aveva cercato di intendere la ricetta per quanto lo permettesse il suo inglese zoppicante, poi le coinquiline avevano capito e le avevano passato un foglio con le istruzioni. 
Poteva farcela. Aveva comprato tutti quegli ingredienti pensando alla faccia di Huang quando avrebbe assaggiato la torta, un giorno non troppo lontano. I suoi documenti erano quasi pronti e poi avrebbe potuto prendere un aereo per raggiungerla, lei ci aveva sperato tanto, aveva aspettato per mesi quel momento, e adesso non le sembrava nemmeno vero. Non riusciva a provare un’emozione definita e di questo si sentiva in colpa, come tutte le volte che guardava Chen a lezione d’economia, poi lui veniva a sederle accanto e l’unica cosa che lei sapeva fare quando lui le parlava era ridere, ridere,ridere e lui continuava a guardarla in un modo che lei si sentiva spogliata, o forse si voleva spogliare, poi pensava a Huang e si sentiva in colpa. E anche se l’espiazione era un concetto troppo cristiano, lei avrebbe espiato le proprie colpe con la torta alla nutella. Adesso avrebbe fatto una prova e quando Huang sarebbe arrivato il dolce sarebbe stato talmente perfetto che lui l’avrebbe guardata come Chen si poteva solo sognare e tutto sarebbe tornato come prima.


Sez. Le torte di Ninà - Torta di nutella casalinga

Svolgimento


- Cosa hai preparato per merenda? Sai, vengono gli amici di Federico, giocano la partita di calcetto oggi pomeriggio, poi passano da qui, piuttosto mi raccomando che sia tutto in ordine.
- Ho fatto la torta di nutella.
- Mhm proprio un'idea fantastica, fammi vedere.
- Piano, fai piano, ho appena finito di pulire il ripiano della cucina.
- Dai fammela solo vedere, solo un'occhiata. Per favore, un'occhiatina sola. Tanto lo sai che potrò assaggiarne soltanto una fettina piccolissima.
- Va bene, eccola qua, ma non toccare.
- Ehi, avevi detto torta di nutella.
- Certo. Solo che non avevo il burro e ci ho messo l'olio d'oliva. Lo zucchero stava per finire, così ci ho messo il grana grattugiato, poi ho trovato il pacco della farina doppiozero tutto pieno di farfalline, quindi ho usato il puré di patate, in fiocchi. La nutella non ce l'ho fatta a prenderla prima della chiusura dei negozi, al suo posto ho usato una bechamelle leggera, e poi un velo di pangrattato sopra.
- Hai fatto un gateau.
- Un gatò, si.
- Un gatò di patate? E che c'entra con la torta di nutella?


venerdì 16 novembre 2012

Sez. Attrici - Nastassja Kinski


#1

Sento ancora l’odore acre del fumo.
Nella notte a rischiarare il deserto un unico punto luminoso. Fuori solo Travis. La capigliatura in disordine, la camicia aperta, madido di sudore. Fermo. Immobile. Le mani ustionate, e fuori le taniche vuote della benzina che ho sparso intorno al camper.
Non c’è dolore. Lo sguardo fisso, smarrito in mille pensieri, di chi crede che il mio gesto estremo abbia ristabilito l’ordine delle cose, che solo il fuoco purificatore possa sciogliere la spessa cortina di gelosia che gli impediva di vedere.
Finalmente è libero Travis. Libero dalle sue paure, dalle chiacchiere della gente, dalle sue fantasie. E invece a velare i suoi occhi, spalancati e persi, adesso è il riflesso delle fiamme, sempre più alte che lambiscono anche il letto del mio bambino che è con me, piange e tossisce.
Lo adagio per terra, lo accarezzo. Siamo salvi, ci siamo liberati di Travis benché lui si sia salvato, ma non me ne posso prendere cura.
Con il viso annerito, solcato dalle lacrime mi allontano in cerca di una nuova vita, della felicità mai avuta.

giovedì 15 novembre 2012

Tema: Il Rodotarlo

Svolgimento


Proprio adesso che stavo per cominciare a scriverti, suonano alla porta. E adesso che faccio? Ti scrivo o vedo chi è che suona alla porta? Ma se vedo chi è che suona alla porta, poi posso ancora continuare a scriverti? Forse sarebbe meglio; almeno potrei scriverti di chi suona alla porta, perché in verità non so proprio cosa scriverti. Ma tu mi dici sempre: “Scrivimi... scrivimi... scrivimi...”

Ma come cavolo posso scriverti se mi suonano alla porta? L'unica che potrebbe suonare alla porta, per assonanza, potrebbe essere la portiera. Ma se fosse la portiera, potrei dirle che stavo per scriverti e volevo parlarti di chi suona alla porta? Secondo te, alla portiera gliene fregherebbe qualcosa che io stavo per scriverti? E a te, farebbe piacere sapere che, mentre stavo per scriverti, la portiera stava suonando alla porta? Già lo so che non te ne fregherebbe nulla, come non ne frega nulla manco a me, né di scriverti né di chi suona alla porta. Però, dico io, la gente non ha nessuna delicatezza! Suonare alla porta di qualcuno proprio mentre questo tenta di scrivere qualcosa a qualcun altro a cui non sa manco cosa scrivere!
Ora i casi sono due: o me ne frego di chi suona alla porta e continuo a scriverti, o me ne frego di scriverti e vado a vedere chi suona alla porta. Ma se la portiera, che probabilmente sta suonando alla porta, sapesse che ho preferito continuare a scriverti anziché aprire la porta a lei, non si offenderebbe per questa mia decisione e non mi toglierebbe il saluto?
E tu, se sapessi che ho smesso di scriverti per andare ad aprire la porta alla portiera, senza manco essere sicuro che fosse lei, non ti seccheresti nel sapere che non ti ho più scritto perché ho preferito aprire la porta alla portiera, pur non essendo sicuro chi fosse a bussare? 

mercoledì 14 novembre 2012

Sez. Le torte di Ninà: la torta golosa alla nutella

Svolgimento

Domani viene nonnina Marta, è appena tornata da Lourdes e ha un pensierino per noi, non mi ha chiesto altro, mi ha detto Giacomo, dì a Paola di farmi la sua deliziosa torta golosa alla nutella. 
Dico io – riflette Paola -, ha la pressione a trecento, un po’ di diabete, l’epilessia ma è sempre in giro tra San Giovanni Rotondo, Medjugorje, Lourdes e Civitavecchia (glielo hanno spiegato mille volte che la storia della madonna che lacrima sangue è una panzana: è sangue di porco, gli ha detto Giacomo,lo hanno dimostrato gli esami, ma lei no, cocciuta, anzi cocciuta e invasata, ha detto poco importa, se la Madonna ha scelto di lacrimare sangue di porco si vede che il porco è il suo animale preferito – da allora mangia maiale tutti i giorni!). E comunque, torta golosa alla nutella, che ci vogliamo fare – pensa Paola - , quella deliziosa.
Nonnina Marta di contro compatisce Paola, Giacomo avrebbe meritato una ragazza meno religiosa, più all’avanguardia, più emancipata, anche un po’ femminista.. Paola è una povera zoticona retrograda che accende candele ai santi e prepara torte per riempirsi le giornate; fosse in lei uscirebbe al mattino e rientrerebbe la sera, perché Nonnina Marta a tutte queste storie di apparizioni non ci crede – io li faccio parlare quando mi dicono che sono una cattolica integralista, a me non me ne frega una cippa delle madonne che compaiono, a me interessa viaggiare, prendere treni e aerei, dormire in albergo, mangiare al ristorante, che se non ci fossero le gite della parrocchia mi toccherebbe restare chiusa in casa, esattamente come Paola. Facciamo la volontà di Dio, pensa nonnina Marta, e intanto ripone in borsa il regaluccio che ha comprato a Lourdes per Paolina (la chiama così ma non per vezzeggiarla, lei cita tacitamente le Paoline, quelle che stampano le vite dei santi – non si possono leggere, pensa nonnina Marta).

Sez.: Pensione da eroi - Tema: Scadenza del supereroe

Svolgimento

Non sono un esperto di supereroi, né tanto meno di pensione. Di crisi sono esperto abbastanza, ma non tanto da poterci scrivere qualcosa di serio. Comunque mi pare opinione diffusa, solo di alcune persone per fortuna, che la figura del supereroe sia quella che risente maggiormente dell'aumento dei prezzi, del calo della produzione industriale, della diminuzione della ricchezza nelle famiglie.
Ma dovrei dare poco credito a queste voci, dato che secondo me, a causa della crisi, con tutti i pochi soldi che girano, le associazioni a delinquere specializzate in reati contro il patrimonio hanno dovuto rivedere gli organici e i ladri propriamente detti sono stati costretti a ridimensionare la propria attività. I borseggiatori sul bus tu non li vedi più in gruppi serrati di sei o sette, per dire, adesso sono al massimo tre e magari due di loro sono pure precari. Ovviamente tutti in nero.
Allora, con questa crisi dobbiamo chiedercelo con sincerità, in un frangente come questo, tra pensionati, esodati, tartassati, disoccupati, supereroi o maioccupati, chi se la passa peggio? Io rispondo i ladri, ancora di più del supereroe, che comunque lui, nel corso della sua attività di giustiziere e con un merchandising discreto, ha già ha già accumulato una sua piccola fortuna sul conto corrente, e forse non so ha anche investito qualcosa, per la sua vecchiaia, che sarà anche da supereroe, ma sempre vecchiaia sarà.
Anzi mi viene da dire che così come in gioventù il supereroe ha, mettiamo caso, avuto il superpotere di allungare le cartilagini di braccia e gambe, adesso in vecchiaia queste gambe e braccia che lui allungava con disinvoltura gli faranno anche un male super, in aggiunta a una superiperglicemia, una superipertensione, un supercatarro mattutino, e così via, perché quando uno è super, non ci sono santi, deve esserlo in tutto, e gli autori questo lo sanno, infatti non producono mai storie di supereroi vecchi né di eroi supervecchi.
Il supereroe in pensione ha anche lui i suoi problemi familiari e personali, litiga con la moglie, ha delle storie con il condominio per il sacco dei rifiuti, ci sono per lui bollette e cartelle esattoriali, proprio come tutti gli altri. Essere un supereroe non lo esonera dalle cose quotidiane e lo rende simile a noi gente comune, che lo immaginiamo sempre in giro fresco a volare da un grattacielo all'altro, oppure a redarguire con fermezza lo scippatore, o anche il serialkiller, con la spensieratezza che gli deriva dal suo supereroismo, anche bene sceneggiato e inchiostrato, però non è così la vera vita del supereroe.

martedì 13 novembre 2012

Sez. Pensione da Eroi - Tema: Il Vicino

Svolgimento
Ho rogitato il 31 gennaio del 2011, e un pomeriggio di febbraio ho parcheggiato l’auto nell’aia perché avevo un discreto carico di cianfrusaglie da portare nella nuova casa. Vedo un uomo che esce da una porta e mi apostrofa in maniera garibaldina: “Ciò, lo sa che non potrebbe parcheggiare a meno di cinque metri da una casa perché c’è un limite alla proprietà privata?”. Io penso “Boia mondo, ma se qui parcheggiano cani e porci qui proprio adesso ti dovevi svegliare?” e gli ribatto: “Abbia pazienza, ma appena mi tolgono le griglie che chiudono il patio la metterò nel mio parcheggio. È questione di qualche giorno”. “Ah, hai comprato la casa da Ruggero? Meno male, almeno si muove qualcuno, anche per scambiare una parola ogni tanto. Io sono Bepi, abito di sotto. Lascia pure la macchina lì, tranquillo che tanto non dà fastidio a nessuno”.
Basta poco per far cambiare repentinamente umore a Bepi, e lo vedo ogni giorno. L’importante è aspettare che faccia lui la prima mossa, per capire come gli gira. 
So pochissimo di lui, quelle due o tre cose che mi ha raccontato. È pensionato, ma fa volontariato ospedaliero come personale sulle ambulanze. Vive solo, credo non sia mai stato sposato. Gli piace il liscio, guarda sempre gli spettacoli sul tipo di “Festa in piazza” sulle tv private, e bestemmia come un turco addosso a ogni trasmissione tv, specialmente i telegiornali; in quel caso raddoppia la dose: bestemmie e parolacce per il commentatore, e bestemmione da fuoco per la classe politica in generale, i calciatori, le veline e chiunque altro sia oggetto delle notizie. 

lunedì 12 novembre 2012

Tema: Alta Fedeltà

Svolgimento

Io sono fedele, fedele di carattere. Sono così fedele che quando vedo qualcuno che non lo è, mi giro dall’altra parte e proteggo il viso con la mano, per non farmi infettare dal germe della sua infedeltà. C’è un po’ dappertutto la possibilità di contagio, anche per la strada, in autobus, al ristorante, quindi bisogna stare attenti.
Sono fedele a mia moglie, fedele al meccanico, al panettiere. Ho comprato per trenta anni la frutta e il pesce sempre negli stessi negozi. Ho visto le generazioni dei fruttivendoli, dei pescivendoli, dei panettieri succedersi davanti ai miei occhi, tramandarsi i negozi e confidarsi i segreti del mestiere, i vecchi invecchiare, i giovani crescere e sostituirli, mi spiace che alcuni di loro nel frattempo abbiano chiuso i battenti.
La frutta e la verdura adesso mi costano di più, perché il mio fruttivendolo nel frattempo si è arricchito e si è trasferito. In più ha cambiato settore merceologico e adesso vende cristalleria e articoli da regalo e bigiotteria, lo chiamano “il gioielliere”, ma a me non interessa, gli sono rimasto fedele comunque.
A modo suo, lui ricambia la mia fedeltà e ogni mattina va al mercato a rifornirsi di frutta e verdura, solo per me, perché poi diventa un sentimento reciproco, che si coltiva e si rinforza con gli anni. E io faccio volentieri il sacrificio di recarmi presso il suo punto vendita, che intanto, dopo tanti anni, non si trova più nella mia città, ma nel centro storico del capoluogo. All'apertura, secondo stagione mi fa trovare i porri migliori, i cavolfiori screziati di porpora, le arance navel, le pere williams profumate, una scelta di prodotti freschissimi, selezionati in esclusiva per me dal mio fruttivendolo di fiducia.

Sez. Pensione da eroi - Tema: Preghiera del pensionato



Esci maledetto, esci.
Ti sogno da tempo. Ti bramo. Ti voglio.
Ti desidero. Dammi questa gioia. Fammi sentire la tua voce.
Esci maledetto, esci. 
Ora ti voglio. Ora devi. Signore mio. Ti prego. Ti supplico.
Hai ragione. Ti ho spesso chiesto cose impossibili per me e la mia famiglia.
Esci maledetto, esci. 
Fallo solo per i miei figli. Per i miei nipotini. Per mio marito Vincenzo, buonanima.
Esci maledetto, esci. 
Fammi esplodere il cuore in petto. Fammi schizzare la pressione a duemila.
Tanto ho il micardis 80 con me. Questa sola unica gioia ti chiedo.
Esci maledetto, esci. 
Fammi vivere felice questa settimana.
Ti prego. Ti prego. Ti supplico. Mio signore fammi la grazia.
Esci maledetto, esci. 
Per tutte le anime del purgatorio. Vincenzo. Vincenzo ascoltami.
Vincenzo aiutami tu. Aiutami. 



sabato 10 novembre 2012

Tema: Stai attento

Hai visto qualcosa.
Freddo, buio, pece, solitudine.
Hai visto qualcosa. Non puoi aver sbagliato, tu sai cosa hai visto, ma non ci vuoi credere. Queste cose non esistono, spesso e volentieri ci scherzi su in compagnia degli amici. Hai sempre detto che ci credi e che ne saresti affascinato, se solo ti fossi trovato in una situazione del genere. Ma, amico mio, non ti aspettavi di vederlo, sì, proprio tu.
E fa freddo. Ti sei disteso sul divano e come ogni sera ti addormenti sicuro, fra le tue quattro mura. Forse sogni o magari è un incubo, così ti sei svegliato e fa freddo. Fa freddo dietro di te, di fronte a te ed ora dentro di te. Ombre dappertutto, caspita, ti sarai preso un colpo, eh? Le mani ti tremano e perfino gli animali ti evitano, ma tu ora reagisci ed esci fuori dal tuo buio. Passi svelti per la strada, due scalini alla volta e non prendi l’ascensore perché è troppo stretto, ti fa male, molto male e tieni stretta la testa fra le mani, perché scoppia e non vuoi crederci, non è possibile. Di nuovo il buio. Corri.
E’ passato del tempo, bevi caffè, guardi i telefilm, dormi quanto basta. Sei guarito. Parli con gli amici, discorsi ricchi e facce povere. Stai attento, ora ricominciano con le solite superstizioni, con le esperienze, quelle che non si raccontano, quelle cose viste e di cui non si può parlare. Toccherebbe a te, ora, raccontare, ma ricominci a tremare, quelle ombre nere, quelle esperienze nere come la pece. 
Decidi di rispondere allegramente, quasi facendoti beffa di quello che hai dentro, della tua pece. Stai prendendo in giro qualcuno di permaloso. Ridi, Ridi.
Hai visto qualcosa.
Non puoi avere sbagliato, forse sì. Ma si, queste cose non esistono, figuriamoci, ridiamoci su.
Stai attento però, questa sera rientrerai fra le tue quattro mura e ritornerai su quel divano, da solo.

Gualtiero Sanfilippo
 

venerdì 9 novembre 2012

Tema: Padre

Svolgimento:


La luce soffusa che trapelava dalle tapparelle del balcone, rendeva visibile soltanto il fumo della sigaretta che si propagava per la stanza. Prese il vinile, lo inserì nel vecchio giradischi di suo padre e la puntina, con un po' di vergogna, si mise a parlare. Le luci si accesero dentro all'equalizzatore del giradischi e Sid si sedette sul divano, accanto a suo padre, con i testi in mano; dicevano: 

"Quale allegria? Se ti ho cercato per una vita senza trovarti, senza nemmeno avere la soddisfazione di averti per vederti andare via; quale allegria? Quale allegria? Se non riesco neanche più a immaginarti, senza sapere se volare, se strisciare e insomma, non so più dove cercarti. Quale allegria? Quale allegria? Senza far finta di dormire con la tua guancia sulla mia, saper invece che domani "ciao, come stai?" una pacca sulla spalla e via; quale allegria?" 

giovedì 8 novembre 2012

Tema: La nemica e Madame T.

Svolgimento


Madame T. ha un solo sguardo.
La sua espressione è eternamente corrucciata come se tutti le debbano qualcosa e nessuno la paghi mai.
I suoi occhi azzurri, grandi sotto le ciglia castano chiaro, ingentilirebbero un viso abbastanza bello se solo Madame T. gli permettesse di aprirsi qualche volta al sorriso. O forse, quell'espressione è riservata solamente a lei, la sua nemica.
Hanno avuto qualche screzio ogni tanto, lei e Madame T..
Lei, all'epoca della prima conoscenza, aveva provato ad essere gentile, come lo era con quasi tutti, ma quell'aria da gatta morta di Madame, ebbene, non l'aveva mai digerita - la sua gentilezza era uno sforzo con quella donna - la vedeva, ma soprattutto la sentiva parlare, con quel modo strascicato, quasi facesse fatica per emettere ogni singola parola, e potente spingeva da dentro il suo bisogno di essere profondamente stronza, quanto, solo una persona infinitamente gentile riesce ad essere quando perde la pazienza.
Eppure si controllava.
Ogni volta cercava di farlo, ma una volta per delle cose che la Madame fingeva di non capire, una volta per un tavolo mal messo, una volta per dei rifiuti gettati maldestramente, pareva che i loro incontri finissero sempre in guerriglia.
Madame T., dal canto suo, la odiava ferocemente e non glielo nascondeva affatto, le regalava sguardi carichi di disprezzo e di domande quali "ma che ci stai a fare tu al mondo?"
Lei, deve ammetterlo, è fortemente prevenuta nei confronti di Madame T., per questo ce l'ha con se stessa, perché con lei la sua gentilezza non riesce a venir fuori, a pensarci bene, le succede anche con altre persone, e quella mattina, di fronte al sottile fastidio che comincia a montare, il dubbio che la sua non sia una gentilezza genuina la investe come una brezza leggera. Lo coglie ma poi lo scaccia come scaccerebbe una mosca noiosa e torna a concentrarsi su Madame.

Tema: Barba e capelli


Svolgimento

Non mi taglio più la barba da trent'anni Da trenta lunghi anni la pelle del mio viso non vede la luce del sole ed è di colore pallido. Il colore della mia barba inizialmente era castano, con qualche punta di rossiccio, ma ora il bianco incalza, in peli singoli che si stanno coalizzando in ciuffi e si candidano a diventare i rappresentanti più numerosi della mia popolazione pilifera personale.
Come un genitore all'interno di ogni famiglia, riguardo la mia barba anch'io ho delle preferenze. Prediligo da sempre la parte del mento e la zona vicina all'attaccatura delle basette, martirizzata di continuo dalle stanghette degli occhiali che porto praticamente da quando ho imparato a leggere. I peli di queste comunità un po’ montane, sono tipi forti e rudi, arruffati quanto conviene, forse poco ospitali, ma spesso è solo un’impressione, perché poi ti ci trovi la sera a giocare a carte e ti ricredi. 
Situati ai confini estremi tra barba e capelli e orecchie, hanno problemi di identità, di bilinguismo e alcune controversie interne. Tanto che ciocche sparute di pochi elementi hanno tentato più volte di annettersi alla capigliatura, considerata una regione migliore sotto svariati aspetti. Dicono sia meno grave la pressione delle stanghette e meno frequenti i tagli. 

mercoledì 7 novembre 2012

Tema: Casa Corazza

Svolgimento

La tartaruga è appena arrivata nel suo terrario nuovo, ha messo fuori la testa dalla corazza, allungando il collo. Si guarda intorno e le sembra che la sistemazione sia decorosa, più della scatola di cartone ondulato usata come mezzo di trasporto. Ci sono sassi e cortecce, oggetti piccoli con cui giocare a scavalcare gli ostacoli, terra e foglie secche.
È una tartaruga terrestre di poche settimane, non è abituata a uno spazio tutto suo, ha sempre vissuto con fratelli e sorelle, in un altro posto, a brucare radicchio e lattughino. Alle otto di sera, si accendono le lampade a led proprio sopra la sua testa, per istinto si ritrae, poi si rimette a curiosare intorno.
Il terrario è grande, ben costruito, delimitato da una sponda di legno levigato. Prova a issarsi, poggia le zampe anteriori sulla parete, punta le unghie. Non è facile, per una creatura goffa e pesante come lei, dotata di una corazza resistente e confortevole, ma così poco pratica.
Ha già in programma qualche modifica, quando se lo potrà permettere, innanzitutto aggiungere un ambiente in più, poi portarci l’acqua fredda e calda, con un impianto sottotraccia, che non si veda da fuori. Perché l’invidia tra tartarughe è la principale causa di litigio e, in extremis, di separazione. Al giorno d’oggi ci sono ancora tartarughe che, pur possedendo una casa propria, che è tipico di tutte le tartarughe, non hanno le comodità, l’acqua corrente, la luce, e di conseguenza per loro è più difficile trovare un partner per accoppiarsi.

Tema per Novembre


In questi mesi ci hanno dimostrato la triste esistenza di una nuova categoria sociale: gli esodati. Persone trasformate in numeri, in esuberi, in un problema che non si sa come gestire. Tecnicamente ovvio! Arrivare a fine mese è sempre più arduo. Gli anziani sono un peso e una risorsa negata: provate a far senza dei nonni se avete dei bambini piccoli e volete far quadrare il bilancio! Insomma la vita del pensionato è roba da super eroe! Occorrono poteri speciali per vivere e sopravvivere. Come se la caverebbe Batman con 400 euro al mese? E Wonder Woman? E Super Pippo se le può ancora permettere le noccioline?
Mano alla penna, al pc e via coi temi!

La Maestra

martedì 6 novembre 2012

Tutti a rivestire l'eroe


Cari alunne e alunni tutti, vi segnaliamo questo concorso letterario on line promosso da La Stampa: "Rivesti l'eroe". Iscrivendovi potrete partecipare come autori di racconti o come lettori. In questo secondo caso potete anche entrare a far parte del gruppo chiamato "tutta colpa della maestra"!
Molti della classe hanno deciso di partecipare e chiediamo a tutti di sostenerli: leggendo e votando i loro racconti. Sul sito de La Stampa, ogni settimana verrà proposto un tema e verranno fornite delle tracce a cui ispirarsi prese da alcuni noti e importanti romanzi. Non ci resta che rinnovare l'invito ad iscrivervi e ad entrare nel gruppo di lettura della maestra. Al momento sono già pubblicati i racconti della Barban (Manubirba) e del Meis (Owluser)...Fateci sapere eventuali nuove iscrizioni.

Sez. Attrici - Tema: Anche le streghe sono persone

Svolgimento

Darrin era al lavoro nel suo studio, intento a rifinire un bozzetto per la pubblicità di quelle tremende caramelle gommose del signor Brinkman. Gli aveva chiesto una strega, con tutta la parafernalia di naso adunco e bitorzoluto, cappellone nero a punta, denti marci e unghie nere e artigliate. Samantha gli si avvicinò, e lui le chiese:
- Di che cosa volevi parlarmi? 
- Ecco… vorrei un consiglio professionale. Stavo pensando, dopo pranzo, che ci sono certi stupidi pregiudizi in quello che… - Samantha s’interruppe, e vedendo il bozzetto si accigliò.
- Che cos’è? 
- Una strega per un manifesto. 
- Tu userai quell’immagine? (Samantha si stava già infuriando).
- Beh, non è ancora finito. Vorrei… vorrei metter un altro porro qui…
- Darrin, ma ti rendi conto? È un fatto inconcepibile, non l’avrei mai creduto. Lì ci sono tutti i più triti pregiudizi. 
- Ma che diavolo stai dicendo? 
- Quel disegno è offensivo! 
- Offensivo? 
- Tu è così che mi vedi? 
- Vuoi calmarti, Samantha? 
- Mi vedi così? 
- Oh ma no, tesoro…
- E allora perché l’hai fatto? 
- Perché la gente crede che le streghe siano così.
- E questo ti sembra un buon motivo per discriminare una minoranza etnica? 
- Che minoranza etnica? 
- Le streghe, s’intende. 
- Samantha, la gente non crede nelle streghe.
- E questo cosa c’entra col discorso? 
- Come puoi discriminare una cosa che non esiste? 
- Questi sono cavilli!

lunedì 5 novembre 2012

Tema: Sei biografie infedeli (di Davide Orecchio, Gaffi edit)

Svolgimento

«Leggere una pagina di Cechov è come mettere l’occhio su un vetro nitidissimo e guardare sotto scorrere la vita», diceva la Ortese. E si vede proprio scorrere la vita, a posare l’occhio sulle pagine di Città ditrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi), dell’esordiente Davide Orecchio. Racconti infedeli, come recita il sottotitolo: perché Orecchio, narratore con solide basi storiche, ha compiuto un felice tradimento sugli eterogenei materiali d’archivio compulsati. Si è cioè mosso tra documenti e immaginazione, i documenti aiutando a rendere probante l’immaginazione, per dirla con Sciascia. Sotto la lente della letteratura, ovvero di una finzione che smaschera finzioni: per mostrare la vita vera, vissuta. E Orecchio prova a raccontare l’uomo inventando, costruendo biografie (vengono facilmente in mente Lazzarillo de Tormes, Borges,  Bolaño). Nel segno del debenedettiano personaggio-uomo: quello che a ciascuno di noi sempre può somigliare. E che il narratore restituisce con un’azzeccata metafora, la città distrutta: «Certo, sono una città distrutta. Se Dio vuole, la storia è fatta di città distrutte e poi ricostruite», confessa la poetessa Betta Rauch (che scrive tutta la vita, senza pubblicare nulla), uno dei personaggi che animano il vividissimo teatro della memoria di Orecchio. Il quale pone i propri personaggi, le loro vite, davanti alla Storia. Ed essi ne escono sconfitti, devastati, inadeguati, irrisolti. Così accade con la desaparecida Éster Terracina, che muore sotto le torture, sostituendosi ad un’altra ragazza che le somigliava molto, e che aveva un figlio da crescere.

domenica 4 novembre 2012

Sez. Le torte di Ninà: La torta di castagne

Domani vengono i miei cugini, hanno impegni in città - dice Giacomo -, non mi hanno detto altro, chiedi a Paola di farci la sua deliziosa torta di castagne. Gliela cucineresti?
Torta di castagne, pensa Paola, quella deliziosa.

Paola i cugini di Giacomo non li sopporta, sono degli spocchiosi fricchettoni convinti che i tempi di Woodstock non siano passati. Li andrebbe a prendere a calci in culo tutti i giorni, lì, in campagna dove vivono tra galline e piante di fave  e finocchi rigogliosi.
E se Paola non li sopporta - arrivano sempre con gli stivali sporchi di terra -, ai cugini di Giacomo Paola non piace, è una fighettina da quattro soldi con borsette Prada e simil-Vuitton, ma Giacomo insiste sempre, passate da noi, a Paola fa piacere avervi.
Evvabbè, facciamo 'sta torta di castagne. E che sia deliziosa.

Paola apre il cassetto ma tanto lo sa che non troverà nulla: le castagne dove le prendo? Eccheccazzo: non potevano chiedermi una torta di mele, o di pere, ma anche un pan di Spagna o una torta pronta della Cameo? No, di castagne... che io a quelli saprei bene dove metterle, una dopo l'altra, e con il riccio per giunta.
Paola ha un'intuizione. Esce da casa, subito in macchina e va a trovare il suo carnezziere di fiducia - lui alleva ancora vitelli e porci.
Buon uomo - gli chiede - non è che si trova un po' di castagne?
Avevo le ultime e le ho appena date ai maiali, dice.
Appena date? (Paola esprimerebbe delusione se non che quell'appena le torna indietro) Ma non è detto che le abbiano ancora mangiate. Fermaaaa!!! Buon uomo, me ne recuperi un paio di manate, mi servono.
Ma sono sporche!
Eccheimporta, pensa Paola. No, vanno bene uguale.
E' tardi, bisogna tornare a casa.