lunedì 30 aprile 2012

Tema: La Crisi


È la storia di due sconosciuti che si scambiano sguardi fugaci sul tram. Lei osserva lui fra la gente, è come un bisbiglio nella sua mente, si vizia con bisbigli e sussulti di scelte sbagliate: è in un periodo di crisi esistenziale. Non trova lavoro, insegue colloqui di lavori fantomatici, svolge attività ricreative per riempire i suoi buchi. Scorre il tram,  fruscia fra i frammenti di vetro. Una fermata, due. Lei scende. È la città che si fa vita e si avvolge caduca sui cappotti e i cachemire, la città che vive ossequiosa delle melodie, delle alternanze di suoni e silenzi ovattati. Lui scende, ostenta sicurezza nel suo lavoro occasionale di designer interiore. Ha paura della sicurezza e si culla in essa. Tanto trema tornio nel giallo dei viali tanto lo turba la routine che inghiotte a grandi morsi la luna, coinvolgendo  tutti in un valzer estremo. 
La gente si muove con cura, reinventandosi, come all’opera: niente più visoni o pellicce ma cappottini discreti e mongomery rossi. Le luci della città prima puntini poi frequenze ad alti  toni. Trasparenze nella testa, paura di chiedere. Prendi il parapendio e plana nel blues del rischio. 
Enoch è lo stesso tram - tram tutta la vita.
Coincidenze, pause, frenesie. Conosci i tuoi posti? Con la lentezza di un gatto ti avvicini e osservi il tuo capo: sessantenni le occhiaie, arate profondamente sulla pelle. Conosci tutti i suoi dettagli, tutte le mattine conti i bottoni della sua giacca. Con cura riponi nelle tue labbra un sorriso di circostanza.

sabato 28 aprile 2012

Tema: Viva l' IKEA




Lettera aperta a tutti gli uomini a cui la propria compagna una domenica pomeriggio chiede “amore andiamo all’Ikea?”


Ci sono catastrofi maggiori nella nostra povera maltrattata vita di uomini divanati? Di certo sì. Ma questa è una delle piaghe più micidiali sul globo terrestre. Maledetti svedesi!
Perché accade ciò? Perché in un certo momento del percorso vitale con la vostra amata compagna, un bel pomeriggio di domenica poi, la beata fanciulla se ne esce con questa richiesta? Perché?...Da tempo sociologi e luminari di tutto il mondo si arrovellano le cervella per risolvere questo dilemma. Perché poi sti stramaledetti la domenica non sono chiusi? Carogne svedesi!.
Di solito il colpo viene sferrato nel post pranzale. Quando ancora obnubilato dall’adorato pantagruelico pasto domenicale, in stato catatonico, con un leggero filo di bava che fuoriesce dal lato della bocca semi aperta, aspettiamo scalpitantissimi l’inizio delle partite di calcio. Con gioia e fibrillazione di assistere alla propria squadra del cuore riemergere da bassifondi della classifica. Tanto, poi perdiamo come sempre...sigh! E lì...in quel fatal momento che ci viene inferto il colpo mortale. Maledetti svedesi! Al momento non capiamo mai al volo, anzi speriamo di aver capito male Forse stavamo avendo un incubo. Ma la satanica fanciulla soavemente ci solleva con fermezza le palpebre semichiuse e ripete l’invito. Non è un invito, è un perentorio ordine! Andiamo all’Ikea. Devo andare all’Ikea!!! cominciano pian piano a riattivarsi quei pochi neuroni rimasti svegli e pensi. CAZZO CI SERVE ALL’IKEA DELLA MADONNA! Abbiamo un buco di 60mq stracolmo di roba che tra poco dormo sul comò. Che stracazzo dobbiamo comprare? Lei ti legge nella mente e ti sfila sotto il naso la lista con il catalogo con tutti i giallini già infilati nelle pagine. Tante tante pagine! Innumerevoli pagine! La guardi con odio nascosto. Ho sempre pensato che probabilmente dalla nascita, a tutte le donne, gl’infilano qualche cip nel cervello che ad un certo punto della loro agognata maturità ormonale...zanghete! si riattiva....ikea ikea ikea ikea...gli ripeterà l’impulso all’infinito nel cervellino fin quando non acquistano qualcosa o il cervello va in pappa! Stramaledetti svedesi! Prima che possano compiere una sciocchezza devono assolutamente farlo, e noi dobbiamo assolutissimamente accompagnarle. Per forza. Ne va nella nostra vita. Inizierebbero atroci rappresaglie e pensi : “e se la pazza mi fa sparire il telecomando?...se non mi lava più le mutande?...niente più baccalà coi peperoni?”...Sudo freddo. Può accaderci qualsiasi cosa. Si racconta di uomini buoni come il pane, devoti padri di famiglia, visti cibarsi alla mensa della Caritas per l’affronto del rifiuto.

giovedì 26 aprile 2012

Sezione Grandi Scrittori - Tema: William Saroyan

Leggendo William Saroyan, mi è venuto da pensare alla letteratura e al perchè della stessa. La letteratura non è un abito da mettere per le occasioni buone, non è un rolex da mostrare in società, non è uno status symbol. Gli scrittori professorini, seduti in cattedra, mi hanno sempre fatto abbastanza ribrezzo.

Saroyan (1908-1981) è un armeno cresciuto in America, cresciuto in orfanotrofio, che ha fatto lavori sporchi – tanti lavori sporchi – e che ha conosciuto il popolo da vicino. La gente comune, l’ignoranza, la stupidità se volete. Ma la gente vera, non gli arditi intellettuali che trancian pezzi e manuali e poi stremati fanno cure di cinismo. Saroyan conosce i sapori e gli odori della vita vera, conosce la città – sporca e puzzolente se volete. Conosce le giornate piegato in due a zappare, conosce la fame nera e i topi che ballano sul tavolo della miseria.

Tema: Sez. Soap & Sapone - Dawson's Creek


Svolgimento


Per cinque anni, per un totale di sei stagioni e centoventotto episodi,  Dawson, Joey, Peacey, Jen - i quattro ragazzi di Capeside che fingevano di avere quindici anni, quando in realtà erano quasi trentenni - hanno tenuto noi, adolescenti in calore, col fiato sospeso.
La trama era un cubo di Rubik: in una tranquilla cittadina il quindicenne Dawson Leery sogna di diventare regista ma l’arrivo in paese di Jen Lindley, bella e svampita ragazzina di città, sveglia i suoi ormoni (poiché l’amica d’infanzia Joey Potter non ci riusciva). Da quel momento è una cascata di avventure amorose: Peacey con una professoressa e poi con Andy, tanto carina quanto pazza, Joey con Jack (che si rivelerà omosessuale dopo qualche episodio), Dawson con una ragazza del college che sbuca da tutte le parti e quando meno se l’aspetta, Jen con il resto dei compagni: si scendeva e saliva dai letti degli altri con le movenze di un ballerino di danza classica , al mattino e al tramonto, e poi tutti a correre a piedi nudi sulla sabbia. 

mercoledì 25 aprile 2012

Tema: Bella ciao


A novecento metri sul livello del mare imbocchi il sentiero, e respiri aria.
Dopo qualche metro, il passo si cadenza da solo, le mani escono dalle tasche e afferrano i laccetti dello zaino, il fiato si regola. Respiri aria, mentre cammini.
Dopo qualche centinaio di metri, avverti un po' di sete. Le mani cercano la borraccia, il passo rallenta. Ti fermi, bevi. Fai un gran respiro, e respiri aria.
Cammini e respiri aria, sali in quota e respiri aria. Sempre più fresca, sempre più pura. Pizzica il naso, invade i polmoni. Fa quasi male, abituata come sei all'aria pesante e piena di smog. Ma ti piace. Respiri aria.
Il paesaggio muta. In basso larici, abeti bianchi e abeti rossi. Alti, maestosi, imponenti. Respiri aria profumata di bosco, di muschio, di umido.
Poco più in alto, gli stessi abeti e gli stessi larici, ma meno alti, più tozzi; alcuni sono più sottili e sembrano ancorati al terreno con una puntina, sembra che possa bastare un filo di vento a tirarli giù.
Sali, e gli alberi scompaiono: rododendri, ginepri, genziane maggiori. Respiri aria profumata di resina.
Più in alto ancora nemmeno loro ti seguono: mirtilli, genzianelle, crochi, gerani selvatici. E prato. Tantissimo prato, puntinato di fiori di mille sfumature. Giallo, blu, azzurro, rosa. L'erba è alta, profuma. Inspiri aria, profumata di erba calda, di fieno.

Tema: "Naso" da bagnoschiuma


Ci sono i “NASI” da profumo e i “NASI” da bagnoschiuma.
Appartengo alla seconda categoria. Ho passato piu’ tempo ad annusare bagnoschiuma al supermercato che a farmi docce.
Resto incantata delle mezz'ore davanti allo scaffale della corsia ”cosmetici e pulizia per il corpo” come una mosca da una cacca. Miro e rimiro i flaconi colorati perfettamente allineati e variamente prezzati.
Studio a memoria le loro essenze, le recito a bassa voce come un rosario e quando mi imbatto nella parola “glycol propylene” sobbalzo con orrore come avessi letto una bestemmia.
Con cura ne scelgo uno dallo scaffale, lo ruoto su sè stesso apprezzandone il colore e la confezione, lo stappo lentamente come fosse Champagne senza volgare botto. Lo premo leggermente e ne respiro il profumo fino a quando non faccio le bolle dal naso.
A volte premo troppo e me lo verso addosso.

martedì 24 aprile 2012

Tema: Mandrillo

Lui siede davanti il banco. La moglie no, come un angelo custode gli sta un passo dietro.
Isabelle (è scritto così sulla targhetta dorata che lei porta al gilet) è girata e sta cercando, in una serie di cassettine, quali sono gli occhiali di quel signore che aspetta.
Lui è il tipo da chioma ancora fluente, bianco-grigiastra e portata lunga. Un filo di gel a renderla lucida. Ben rasato e ampia dose di dopobarba addosso. Il profumo di sandalo arriva prima di lui.
Lui siede e le dà il numero di riferimento della commessa e poi dice a Isabelle che il rossetto arancio le dona parecchio. Isabelle sorride imbarazzata (risponderebbe a tono, se non che quando un cliente è accompagnato da una donna, quella il più delle volte è la moglie, e pertanto è meglio sopportare che tanto poi ci pensa lei a redarguirlo). Isabelle sorride e fa finta di niente.
Lui no, le dice: non si finga imbarazzata perché è presente mia moglie (Isabelle questa volta sì che potrebbe rispondere, ma poi ripensa alla regola aurea di buon comportamento).
Lei ha trovato la cassettina, prende gli occhiali e glieli porge. Lui li inforca, si guarda allo specchio e tutto soddisfatto si rivolge alla moglie: tu che ne pensi? mi ha detto Isabelle che con questi dimostro molto meno dei miei quarant’anni. Volevo prenderne altri, più economici ma poi Isabelle mi ha consigliato questi, costano trecento euro in più. Isabel mi ha detto che gli altri mi stavano bene, ma con questi la gente si girerà a guardarmi. Tu che ne pensi?
La moglie guarda altrove, come se lui non avesse parlato.
Isabel trattiene il respiro e le corde vocali e pensa che ha quasi finito: gli chiede se vuole la fattura. Poi lo invita ad andare alla cassa.

Tema: Felicità prêt-à-porter

Svolgimento


Ormai è evidente: sono una ciclotimica cronica con fasi di esaltazione seguiti a baratri di depressione nera.

Maniaca compulsiva con elementi chiari di psicosi e disturbo della personalità!
Finalmente ho un argomento per il té con le amiche!
Iniziare la conversazione con: “il mio psichiatra mi ha detto...”, fa molto più chic di “il mio parrucchiere mi ha detto...”per quanto entrambi nevvero abbiano lo stesso oggetto di lavoro: la testa! 
Ciclotimica dicevo. Che non vuol dire che mi vien la tisi durante il ciclo. No! un momento sono allegra e quello subito dopo son triste. Lo stesso tempo insomma che mi resta pieno un bicchiere di wodka e gin! Un momento fischietto allegra come Heidi tra le sue caprette sui monti, un altro passerei l'ora di pranzo a guardare Magalli.
Ecco, ora mi sento l’energia sufficiente per soddisfare, almeno nei sogni, l’intera delegazione degli olimpionici italiani in partenza per Londra e il momento subito dopo sono una bandiera moscia su di un'asta e senza vento per giunta. 
Dottore mi aiuti! Farmacista! 

domenica 22 aprile 2012

Sezione grandi scrittori tema: Tahar Ben Jelloun. Notte fatale



So che la notte non è come il giorno: che tutte le cose sono diverse, che le cose della notte non si possono spiegare nel giorno perché allora non esistono... 
(Ernest Hemingway)


Un’altra notte di sogni confusi, agitati, come i rami mossi dal vento. Un altro risveglio, segnato dal battito affannato del cuore, nel silenzio di quella casa addormentata. Aveva creduto di aver spazzato ogni residuo, di aver fatto abbastanza silenzio affinchè anche l’ultimo ricordo fosse, se non cancellato, almeno reso muto. Invece no. Lo stomaco aveva ripreso a far male e l’aria a morire nei polmoni. 

Aveva imparato che non avrebbe potuto cambiare troppo le cose. Come l’ombra che resta su un muro dove un tempo c’era stato un quadro, anche lei avrebbe continuato a portare quell’ombra dentro di sé per sempre. Era così, e intanto fuori, cominciava a scendere la notte…

Ogni volta che ripartiva verso le sue latitudini era come se il caldo dilatasse ancora di più i suoi pensieri. Tutto si trasformava con le prime luci delle prime stelle, tutto sembrava meno vero, meno reale. Non era più se stessa in lotta con i suoi fantasmi. Sapeva d’essere già passata in quella direzione, sapeva che i passi non erano stati solitari ma, per quanto cercasse in giro non trovava alcun segnale, nessuna foto, nessun indizio della sua vita passata. Neppure lo specchio rifletteva la sua immagine, neppure la sabbia conservava le sue orme. 

E allora cosa sono tutti questi pensieri confusi, queste immagini, queste voci. Il pensiero la coglie all’improvviso: non sono le voci del suo passato. Sono le voci del suo futuro, racchiuse in un vagito, in questa notte fatale.

l.l.g.


venerdì 20 aprile 2012

Sez. Soap & Sapone - Tema: Cenerentola a Denver


Dovrebbero tutti rendersi conto che non è affatto semplice essere una signora, ma modestamente io ne ho la stoffa. La prendo da quell’italiano, quell’Armani: me ne dà sempre un sacco, e non devo nemmeno smuovere la dentiera di mio marito: lo affascina lo sbrilluccicare della mia favolosa cofana alata… sì cara, sapesse… il mio parrucchiere è lo stesso della moglie dell’ambasciatore, Nilla Pizzi mi pare che si chiami. Lei, non lui: lui è italiano anche lui, si chiama Iveco. No, non so… è un nome come un altro per loro, almeno credo.
La vita non è semplice, cara… Sapesse che fatica schivare tutti i giorni i coltelli lanciati da Fallon, la figlia di mio marito. Quella femmina, intendo: la riconosce perché è molto maschia con la mascella pescecagnata come papà. Quella più gentile e cotonata è suo figlio, Steven… sì, è un po’ il reietto di casa, ma gli vogliamo bene lo stesso, e poi è l’unico che non mi odia perché se ci mettiamo assieme tra due mezze calzette facciamo quasi un collant di nylon, olè! Intanto gli rifilo mia nipote, anche se è un po’ vacca è tanto, tanto bionda come me: tanto lui è già gay di suo, oltre che ossigenato a morte: peggio di così che male vuole che si faccia? Che si faccia difendere in tribunale dal suo amante? 

giovedì 19 aprile 2012

Tema: Le doti a corte


Nell'anno di grazia 1200 alla corte di Federico II e di sua madre Costanza d'Altavilla, giunse notizia che in una regione del loro vasto impero, un giovane di notevole talento cresceva in bravura e intelletto. La fama del giovane era dovuta non solo alla sua abilità di scolpire Madonne con mantelli dipinti di stelle, ma di suonare anche un piccolo strumento di ferro. La forma di questo strano oggetto era davvero singolare: una piccola sagoma come di viola, slargata ai fianchi, si stringeva poi in centro come sul corpetto di una donna, per poi riallargarsi come un seno. Ferro e vuoto al centro, stava tutto in una mano, correva al suo interno di una barra appiattita e sottile che azionata con una delle mani, portandosi alla bocca il ferro e soffiandoci attraverso, produceva un suono simile ad un going. Meno cupo e profondo. Anzi giocoso e medio basso
Going, going, going... Insomma non era da tutti saper suonare un siffatto strumento.
Il giovane scultore fu condotto a corte.


Tema: I passeri di FOURTHSTREET1922

Piccoli passi ben distesi. Il cielo bauxite brilla luce ramificata. Ombre  tuttalpiù  si intravedono, le foglie soccombono ai fremiti.  Il nero si fa vita. 
A guardarlo bene sono le foglie sono gli stessi pettirossi seguiti a straccio dai passeri. Posano eleganti. Nel becco  cibo. Sincronicamente si scelgono e si accoppiano. 
Si muovono insieme, formano sciami.
   

D: Effy è tremendo quello che è successo  sta  notte non  trovi?
E: sì, Freddie l'ha fatta grossa. Proprio con te ! Non  lo ricordavo sai?
D: è  colpa del  gin lemon e  l’md. Ne hai presi troppi. Guarda hai del vomito sul pigiama
E:  ti dicevo, mi sentivo ovattata

      Sbam. Un pettirosso si suicida disarmonico sul vetro del cottage di Effy.

D: Che notte da sbarello! Un culto, un totale orgasmo! Canzoni, coriste, costumi coloratissimi, fellatio, un po' di conigli.
E: conigli, ma quello non era un uccello?
D:  Non  fare troppe domande.
E: vedi quei passeri li
D: non sono pettirossi?
E: obbediscono a leggi  prestabilite  come le particelle atomiche. Non pensano volano.
D: cosa dici sbarellano anche loro!
E: "Le particelle subatomiche non obbediscono alle leggi fisiche..si muovono secondo il caso,il caos,la coincidenza si scontrano l'una con l'altra nel mezzo dell'universo e poi c'è il bang. E l'energia. Noi siamo come loro. La più grande qualità dell'universo l'imprevedibilità.. per questo è divertente!
D: how are you so burnt when you're barely on fire ?
E:  rompi e  brucia.
  Gli uccelli si distaccano.


mercoledì 18 aprile 2012

Sez. Soap & Sapone: Tema: "Sentieri"

"This is the time to remember..."


Che bella storia: una soap tutta piena d'amore.

Amori veri, indissolubili, come quelli di una volta; legami che si rinsaldano anche dopo catastrofiche disavventure. La mitica Reva (in inglese Riva) era il personaggio da me preferito.
Il suo nome stava a significare l'ampiezza del suo cuore, la sua bellezza era immarcescibile: in due parole "un porto sicuro" da ritrovare nonostante il passare degli anni.
Reva prima si mette con Joshua, detto Josh, di cui è innamorata sin da bambina - vero amore, "dalla nascita"- ma sposa il fratello Billy e poi il padre. Un attimo... non facciamo confusione. Sposa in riva al mare Billy, il fratello del suo grande amore, e in un momento di de-riva l'anziano HB (il padre sempre del suo grande amore), per la serie "resta tutto in famiglia"... ma no!
L'apoteosi di un melodramma: Quali tormenti! Che passioni! Che donna... in quanti la amavano! Mi chiedevo: "Che cosa ha lei che io non ho?" (Mi stavo rovinando l'infanzia mentre cercavo la risposta, credendo che HB specificasse solo la durezza di una matita. Mi mancava la sua ambizione, ecco cos'era.)

martedì 17 aprile 2012

Sez. Io c'ero - Tema: Casteldaccia

8 agosto 1982

Questo paese di strade come budelli e di persiane accostate per guardare chi passa, nasconde occhi e troppe intenzioni (non mi piace, mi sento scrutato - parcheggio il motorino ed entrando nel bar lo direi forte, io da qui me ne vado mille volte e non ci voglio tornare neanche con i piedi a paletta, poi buon giorno zio, mi lego il grembiule e comincio a contare le trecento tazzine di caffè che mi ordineranno; io non ho piedi adatti per andare altrove, lo so bene). Fuori c'è passeggio di gonne, vanno a messa e riempiono la piazza di stoffe leggere, gli uomini si sbarbano e indossano la camicia pulita – si tolgono di dosso la terra, la forma della zappa no, gli rimane tra le mani segnate dai calli e sulla schiena arcuata – ma in chiesa non c'entrano, si tengono fuori a distanza di benedizione, una parola ogni tanto che a parlare ci vuole arte e loro sanno lanciare solo la zappa di sbieco per staccare la zolla; le palme e le case di tufo sbiadito e il cielo bianco: Casteldaccia è un passo indietro nel tempo. Il caldo brucia i peli del naso! - ci sarebbe il mare vicino, farsi una sguazzata come ai tempi dei tempi, ma che stai dicendo, il mare non è per i paesani, noi non siamo fatti per nuotare, che siamo pesci? (rimangono in paese a sbuffare vapore, cercano l'ombra e di tanto in tanto dalla sacchetta dei pantaloni tirano fuori un fazzoletto gualcito per asciugarsi i sudori).

Questa è domenica di pianti sommessi, di funerali, il sindaco ha proclamato una giornata di lutto – al bar si parla solo dei morti ammazzati di ieri ma sono chiacchiere di poco conto quelle che circolano, l’interesse è altrove, chi morirà oggi? (anche oggi duecento cannoli scompaiono prima di mezzogiorno).




GD
(da "L'estate che sparavano", romanzo)

Sez. Soap & Sapone - Tema: "Scrooge"

Svolgimento


- Dai, vieni giù. 
- No, sai che non posso.
- Ma dai, muoviti. 
- La mamma non vuole, me l’ha vietato dopo che la maestra l’ha chiamata.
- Santi numi! La tua maestra accetta da anni quelle fanfaluche che vedi alla televisione e le gabelli come incubi, ma solo perché dici che sei un ammiratore di qualcuno si sente in dovere di chiamare tua madre? Lei, poi, è un genio: madama parla dalla cattedra e mamma scatta, ma quando ti vedeva che facevi la doccia con le monetine del salvadanaio non ti ha mai detto nulla. 
- Che cosa vuoi che capisca lei? Vorrebbe farmi diventare il piccolo Lord Fauntleroy. E solo per fare dispetto a papà, che mi vorrebbe come lui.
- E tu che cosa vorresti?
- Stare tranquillo. Scappare lontano.
- Perché? 
- Perché sono solo, perché nessuno mi vuole bene, perché sono diverso.
- Io sono diverso. Tutti mi odiano… e io odio tutti. 
- Tu hai un cuore d’oro, ma lo hai nascosto quando hai capito che è troppo costoso gestirlo a dovere.
- Chi lo dice? 
- Tuo nipote. E Doretta anche; lo sanno tutti che quando eri un bambino i tuoi genitori ti volevano bene, e anche le tue sorelle.
- Non so com’è essere bambino, non ho avuto il tempo di esserlo, dovevo lavorare per aiutare a casa.
- I tuoi nipotini sono bambini, e li hai sempre vicini. Io sono nato vecchio, mia sorella me lo dice sempre. 
- L’importante è che non avvizzisca il cervello! Molti grandi uomini erano ancora attivi a novant’anni! E sai perché erano rimasti giovani? Perché avevano ancora dei sogni da realizzare! La qualità delle nostre vite dipende da ciò che faremo. Gli unici limiti alle avventure sono i limiti dell’immaginazione. 
- Non ho avventure, però ci sono le tue.
- E allora scendi giù!

lunedì 16 aprile 2012

Sez. Soap e Sapone - Tema: Menage a tre.


Il cuore d’argento appeso alla  maniglia del  frigorifero sbatte producendo un rumore fastidioso tutte le volte che si apre lo sportello. 

Glielo ha regalato Gaetano due anni fa e da due anni quel fastidio precede, accompagna e segue le nostre cene, i nostri pranzi e le smanie fameliche premestruali. Gaetano era uno dai gusti discutibili e casa nostra è costellata da innumerevoli motivi di discussione tra me e Grazia:  l’orsetto lavatore posato sulla credenza che geme ad ogni vibrazione, il mezzo busto di santa Rosalia che ostacola l’accesso al bagno, tutte le cianfrusaglie di poco conto spacciate per preziosi ninnoli d’antiquariato. E come se non bastasse, ora che si sono lasciati, tutte le cose inutili e di cattivo gusto che le ha regalato, invece di finire nella spazzatura, sono tutte esposte in bella vista a commemorare la sua dipartita, come a dire: alla memoria di.

A volte mi chiedo come sia possibile che due persone così diverse come me e Grazia siano nate dalla stessa madre. Grazia è una donna bruna dagli occhi scuri, i capelli neri portati sulle spalle, né ricci né lisci, amorfi ma di grande effetto. Grazia è la tipica donna sanguigna dalla bocca grande e dal sorriso facile e indifferente. Con gli uomini docile e remissiva, con le donne  al limite tra l’idiozia e la disponibilità gratuita. E’ di quelle che piacciono. Io la considero una che si svende anche ai peggiori offerenti. Lei mi attacca dicendo che sono uguale a mia madre, acida e gelosa, che con la gente non ci so stare, gli uomini non me li so tenere, insomma una disadattata. Puntualmente le nostre discussioni si chiudono con la sua frase ad effetto: non vedi come ti stai imbruttendo? Pensaci che ad averci sempre da ridire ti viene lo stress e lo stress produce radicali liberi e quelli fanno invecchiare. Ovviamente rimango in silenzio, sono sempre troppo stupide la sue controffensive per meritare una replica.

domenica 15 aprile 2012

Sez. Grandi scrittori - Tema: Henry Miller e la scrittura nuda

All'estremità più estrema del paradosso arte/vita ci sta lui, pazzo scatenato newyorkese, scrittore/nonscrittore, grafomane strabordante, letterato assolutamente illogico e Santone dell’Inaudito.
Animalesco, virile, di una vitalità parossistica, cocciuto fino ai limiti della maniacalità, Henry Miller può apparire assolutamente indigesto come uomo, assolutamente illeggibile come scrittore. La sua opera è un torrente di esperienze e riflessioni, le sue esperienze e riflessioni, col protagonista dei suoi libri che ha sempre lo stesso nome: Henry Miller.

Nel torrente non si trova Letteratura, non storie, trame, inizi, finali, svolgimenti, scioglimenti, trucchetti del mestiere. Per niente. Si trova invece Vita, vita che pulsa, carne e sangue. Senza soluzione di continuità, spesso senza neanche il lusso di una qualche forma. Nascisistico fino alla nausea, solipsistico in modo inquietante, esaltato e privo di inibizioni e vergogne, il suo è il modo più scandaloso di fare Arte. Un’Arte che – per chi ha il fegato, la pazienza e la sopportazione di buttarsi a capofitto nel torrente – a volte dona quelle illuminazioni grandiose che soltanto la Vera Vita può donare. L'arte di Henry Miller è nuda – o almeno la sua idea di arte – come è nudo un pazzo che si straccia le vesti e declama al mondo tutti i suoi istinti, le sue ossessioni. Senza più nessun calcolo, reputazione, decoro. È nuda non nella semplicità – è mai esistita la semplicità? – ma nel tormentoso groviglio esistenziale di ogni essere umano. Senza maschere e difese e sofismi e alibi e giustificazioni e pose. Ogni convenzione strappata via a forza di morsi, la nuda pelle esposta al sole, con tutta la sua bellezza e tutta la sua bruttezza.

sabato 14 aprile 2012

Sez. Soap & Sapone - Tema: Io odio le soap


La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole
col suo fascio di erba da fumare, 
si prepara per il ballo a corte, 
ben accorta ad indossare 
scarpe larghe facili da sfilare e perdere...
roba buona nella sigaretta, nella pancia e tra le coscie: motto felice per quella donzelletta che tutto è fuorché sprovveduta (...) e un principe, si sa, che di questi tempi fa comodo non solo per arrivare a fine mese con l’avanzo di qualche euro, ma anche per una decente presentazione in società!
La matrigna crudele è ancora intenta a sostituire il ripieno alla mortadella dei fagottini di Giovanni Rana con dell’ottima ortica e cicuta, quando ricordatasi del ballo si lancia sul telefono per prenotare un appuntamento dal visagista, dal callista, dal dermatologo e dal parrucchiere: quest’ultimo, amico d’infanzia dei tre porcellini non ha purtroppo tempo per lei, visto che gli amichetti l’hanno invitato ad un party con il lupo, i sette nani ed il gatto con gli stivali, l’unico ambiguo vero del gruppo.

Peter Pan non lotta più e ha venduto il suo pugnale; capitan Uncino manda wendy a battere sul viale…l’isola incantata è già stata lottizzata e Alice nelle bottiglie cerca le sue meraviglie!

venerdì 13 aprile 2012

Sez. Grandi scrittori Tema:Isabelle Allende. Il baullo degli spiriti

Svolgimento


Se mia nonna non avesse insistito a voler rimanere a San Mauro Castelverde tutta la vita, adesso io non ero una siciliana con origini palermitane. Ma una argentina con origine siciliane. 
Il cui nonno si era convinto che per fare fortuna bisognava emigrare. 
E lo fece.
Sì, sacrosantamente . Ma partì da solo.
Si imbarcò clandestino. Poi nel corso del viaggio divenne mozzo e alla fine  cuoco: insomma aveva messo insieme parte delle sue attitudini.
Rimanevano ancora, e lo avrebbe fatto presto, affinare le sue doti di tanghero e scoprirsi un bel timbro da tenore: a quel punto avrebbero capito  che di nome non faceva propriamente Valentino, ma ci somigliava sputato.



Scrivi 10 pensierini usando il verbo all'infinito



  1. mangiarsi le unghie dei piedi a latitudini siderali
  2. trovare il panda del wwf in cima al pirellone
  3. svitare le viti in titanio che salvano le cartilagini delle vite di chi ha le lentiggini
  4. temere di rimettersi le mutande tolte prima di fare la doccia
  5. assoggettare gruppi di formiche x un circo virtuale
  6. sgommare su una nuvola
  7. sperimentare le tecniche innovative antisismiche sul suolo lunare
  8. operare lobotomie senza ricordarsene
  9. instaurare magneti marelli al posto delle sinapsi
  10. le telenovelas, le bamboline gonfiabili, le ricette di nonna papera, la cippa + lunga del mondo tra i vietnamiti, vivere all'ombra del grande sole che oscura



ES

giovedì 12 aprile 2012

Sez. Soap & Sapone - Tema: Due sulla torre


Apri!
Apri che?
Apri, ho detto!
Apriiii…un Prosecco? Apri un melone? Apri la borsa?
Apri la porta immediatamente!
Aaaah, ecco. Sìì più dettagliato quando dai ordini.
Apri, ti ho detto! Muoviti!
Muoviti? E dove devo muovermi?
Apri questa porta maledetta!
La facciamo benedire dal prete?
Apriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Eeeeh, quanto urli! Cominciamo a non urlare e vedrai che avremo una società più civile.
Adesso la butto giù e vengo su.
Beh, mi pare logico, a meno che tu non voglia buttarla su e venire giù. In quel caso sareste molto lontani, lei su e tu giù. Fai come ti pare.
La butto giù con un ariete.

Sez. Soap & Sapone - Tema: Mamma Mia

- Allora papà? L’hai convinta? Che ha detto?
- Ha detto di sì, a patto che non sia palloso, niente fantascienza ma neanche una delle nostre solite stronz… stupidate sparatutto.
- Allora le andrà bene quello che hai preso ieri. Poi di solito l’aria magica di Albisola la rende più disponibile: saranno i fantasmi dei bisnonni.

Siamo qui nella casetta al mare per un fine settimana. Mia mamma adora questo posto perché c’è nata e ha tutti i suoi ricordi d’infanzia. Per me è il posto ideale dove guardare un film perché papà ha fatto una postazione fighissima: televisore HD e sistema surround che tanto è una villetta e non abbiamo vicini che protestino se si alza il volume. Peccato che mamma di cinema non ne voglia proprio sapere. Cioè lei dice che in fondo potrebbe anche piacerle qualche film, ma in pratica ne salva, sbuffando,  uno ogni tre anni.

- Che dici amore, lo accendiamo il camino? – le chiede papà mentre mi fa l’occhiolino di nascosto.
- Ma non è che poi vi lamentate che avete troppo caldo? – risponde, mentre comincia già a sorridere.
- Nooooo al massimo apriamo un pochino i vasistas per far passare un po’ d’aria, non è mica estate. – risponde lui come se desiderasse davvero sciogliersi dal caldo.
- Allora io l’accendo. Che bello eh? – dice mamma guardandomi.

Ma tu dimmi che razza di madre mi è toccata: sembra che abbia dieci anni invece che quaranta passati. Macché dieci, molti meno: io due anni fa mica facevo quei sorrisi scemi all’idea di accendere il camino. Però papà sa davvero come prenderla: ora che il fuoco scoppietta è così contenta che non ci dirà di no.


mercoledì 11 aprile 2012

Sez. Soap & Sapone - Tema: Topazio

Correva il 1986 - io appresso a lui a fare scanna di materie universitarie - e ogni pomeriggio, verso le ore 15, a casa mia c'era gran riunione: le vicine Pasqua e Annuccia, dopo aver buttato l'immondizia, si fermavano per vedere la puntata di Topazio, telenovela che narrava l'amore contrastato di Topazio - ragazza cecata - e Gianluigi, uno che per  metà delle puntate se la fa con un'altra - i "pezz'i curnutu" e "disgrazziatu, ci vuole cuore nna vita" volavano, perchè le due amiche si infervoravano, Annuccia soprattutto (intanto sorseggiavano caffè mettendo a rischio il tubo catodico che se la scena non fosse stata gradita sarebbe volata la tazzina). E così loro guardavano Topazio, e io guardavo loro. Lasciamo perdere il fatto che, essendo a conoscenza della trama, ne facevo edotti gli amici che uscivano con me - nell'arco di breve tempo tutti fan della bionda orba!.
Proseguiamo. Ci fu un pomeriggio che Annuccia non era venuta a vedere la puntata, era impegnata. Io la vidi per strada qualche ora dopo e mi fa: "Fulè, che successe a Topazio?". E io: "Mischina, le hanno fatto uno sfregio: la spinsero dalle scale e si ruppe una gamba!". E lei: "Matri, ma manco è giusto approfittarsi di una che non ci vede.. e ora come sta?". "Ha una gamba ingessata!". "Ci vediamo domani", "a domani!".

E l'indomani arrivò, Annuccia e Pasqua sedute sul divano, mia madre pure, io sulla sedia alle loro spalle, la caffettiera sul fornello. Sigla iniziale, mi pare Piccola e fragile, di Drupi, un paio di personaggi secondari e poi spunta idda, la cecata, che cieca lo era ancora ma camminava su entrambe le gambe. Annuccia strabuzza gli occhi e dice "Talè, camina", poi si gira verso di me: "sei ccchiù curnutu di Gianluigi...imbrugghiuni!".
Beh, primi esperimenti di narrazione...
GD

domenica 8 aprile 2012

Sez. Grandi scrittori - Tema: Marquez- Strage di Natale

Il giorno di Natale che cadde il 25 dicembre del 1981, io che santifico le festività alle ore undici in punto stavo mescolando il sugo di carne: mi ero alzata che ancora era notte per mettere il tegame sul fuoco, deve cuocere assai lui, così stringe; e quel  giorno mi successe una cosa che mai in trent’anni che faccio ragù e falso magro: la cipolla non si voleva imbiondire - ha buttato l’acqua, pensai, e ora gli porta sapore amarostico, giornata segnalata! – e invece, tutta in una volta, si stava bruciando che meno male che avevo l’occhio pronto: subito misi i pezzi di carne e poi l’estratto di pomodoro, due boccali di acqua calda e finalmente mi affacciai, che gli occhi mi andarono subito sulla 127 azzurrina di quello che sta a primo piano che parcheggia sempre a malo posto: con tutto lo spazio che ha l’aveva messa proprio davanti lo sbocco della via Trento nella via Lanza, e per me fu fatale questa posteggiata davanti le saracinesche, che verso le undici, quando arrivò la macchina bianca di quelli che furono ammazzati  - misericordia di Dio scappava come una gatta pregna inseguita dai cani, che pure che si salva, i figli gli muoiono dentro lo stomaco -, si andò a scaraventare sulla fiancata: il rumore! - pareva quando cadono le pentole dello stipetto, ma le pentole cadute non erano due o tre, erano almeno cento e con il coperchio. Io fui costretta ad affacciare, che potevo fare?, ma non riuscii a vedere tutta la scena perché succedevano troppe cose contemporaneamente – ci volevano dieci occhi, due non bastavano. Quello che guidava aprì lo sportello e si mise a correre, due passi fece che si trovò per terra: lo presero di spalle, forse in pieno.


sabato 7 aprile 2012

Tema : Holga


Holga profuma di primavera. È una di quelle amiche un po’ retrò che si portano il peso dell’età anche se in fondo sono più giovani di te. Ama il nero ma quando vede i colori impazzisce di gioia non sa come metabolizzarli ed elaborarli. Attraversa un vialetto emotivo. Holga mi ama con uno sguardo plastico.
Spesso mi capita di perdere il conto dei miei passi, specialmente nella stagione della fioritura dei ciliegi. Cammino mi inebrio e poi sono strafatta. Holga è plastica.
Mia madre mi parla al telefono e io non riesco a replicare lentamente. La voce si fa sempre più magnetica e attonita.
Distante.
Holga siede su una panchina dorme a tratti e mastica la nausea di Sartre.
Lancia un’occhiata da mamma paziente: non dovresti dormire così poco.
E come è andata in Portogallo con Mariana?
Niente di che. Abbiamo mangiato bevuto ci siamo affumicate.
La guardo un po’ perplessa dopo un mese di vacanza in tre parole mi ha fatto passare la voglia di primavera.
Mi mordo le labbra. Scosto un po’ gli occhiali da sole, mangio una mela.

Holga respira e va avanti con i suoi racconti.




Sez. Ricette: La patatina fritta


Svolgimento

E' compagna  di momenti salati, di attese, riempie buchi improvvisi, soddisfa occhi e palato. Ottima come  spezza-fame o goloso passatempo. Perfetta con hamburger, si sposa con maionese, salsa rosa e ketchup. Anche al pollo fa da contorno, al pesce e spezzatino o galleggia  nelle minestre. Puo' essere chiusa in una busta, surgelata o pre-fritta, a purè o a gateau; -apri e gusta o cuoci dieci minuti in forno, ma sempre nella frittura trova la sua fine migliore - Che bontà!

"Che bello stasera la mamma farà le patatine fritte", correvo nell'altra stanza urlando di felicità. Sorridevo e ne pregustavo il piacere, l'odore. Nel taglio e nella lunga preparazione stava il suo segreto. Lei le affettava in modo irregolare - l'una diversa dall'altra dovevano essere - le lavava immergendole in una ciotola piena di sale. "Togliamo l'amido"  diceva,  e io aspettavo quella magia. Magari si tratta di una formula chimica, pensavo, - dipenderà senz'altro da questo se sono così buone -. Facevo leva prima su di un piede, poi sull'altro, alternandone l'equilibrio e spingendo lo sguardo sulla tavola di marmo per vedere se l'amido ne usciva fuori. Poi rimanevano lì a scolare per tutto il pomeriggio. Dovevano essere ben asciutte prima di essere fritte.


venerdì 6 aprile 2012

Sez. Ricette - Tema: Maccheroni seduti


Per le vacanze estive andavamo tutti nella vecchia casa a Cesenatico: varie famiglie con vari pargoli al seguito. Meno male che era spaziosa così ci conteneva tutti, la cosa tragica era il solo bagno esistente (potete immaginare le code estive simili a quelle autostradali), la cosa meravigliosa era la grande cucina: tutta bianca, magicamente sempre luminosa e allo stesso tempo fresca, col grande tavolone bianco in centro, le sedie in paglia e la vista sul pino marittimo che spuntava da sotto il balcone che correva lungo la cucina. Passavano i giorni più o meno sempre uguali: bagno a mezzogiorno, pranzo in spiaggia, bagno pomeridiano, passeggiata serale in mare, cena, gelato, nanna. Era martedì, mercoledì o venerdì? Boh? Sapevamo solo quando era domenica perché Nonna Lena spignattava per noi e ci voleva vedere tutti insieme e con calma attorno al tavolone in cucina.Nonna Lena ci teneva, lei di origini pugliesi, a proporci i ricchi piatti della sua terra: ‘Bambini piccoli e bambini grandi, la nonna vi ha comprato la burrata fresca, visto che fa caldo, e vi ha anche preparato prosciutto e fichi fioroni.’ Seguivano gli ‘evviva’ della ciurma affamata come se non mangiasse da quattro giorni. ‘Ho comprato i bomboloni caldi da Gigi che piacciono tanto alle mie nipoti piccine, il gelato e i croissants al cioccolato per la nonna.’ Eh, sì, Nonna Lena è sempre stata una golosona, girava per Cesenatico con lunghi vestiti azzurri svolazzanti, una rosellina rossa sui capelli castani cantando le arie di Puccini in sella alla sua bici: una fermata alla panetteria per dei croissants, una fermata alla gelateria per un cono, una fermata alla pasticceria per dei cioccolatini.

giovedì 5 aprile 2012

Tema: Conversazione.




Il cielo era una struttura di tubi Innocenti che ramificava i suoi nodi oltre il loro campo visivo. Sopra le loro teste. L'aria ingiallita e il vento secco del sud scompigliava i capelli di lei.


- mi ami?
- ti amo.

E risero coi loro denti di tabacco e caffè.

- sai cosa?
- cosa?
- c’è che quando guardo al mio passato non riesco a ricordare com'era quando non c’eri tu.
- io c’ero.
- e dov’eri tu?
- ero dov’eri tu.
- io avrei voluto conoscerti bambino.
- Io e te ci conoscevamo bambini
- io non lo ricordo.
- io ero quel bambino col quale giocavi.
- e adesso?
- ci siamo svegliati.
- ah. Disse lei. Buttò via la cicca che aveva fumato.


mercoledì 4 aprile 2012

Tema: Pannocchie

Svolgimento




L’odore di bruciato alle narici, la strada sterrata che ci sporcava le scarpe, nessun rumore, il caldo del primo pomeriggio che si attaccava alla maglietta e campi di pannocchie ovunque e infiniti. Veniva voglia di correre, inseguire qualcosa o essere inseguito, senz’altro correre. Da qualche minuto avevamo lasciato il villaggio con le sue case di fango e sassi, le case che ogni giorno spuntavano dalla terra e che alla terra tornavano dopo la prima pioggia e allora il giorno dopo bisognava ricostruirle, ma tanto in Africa il tempo non insegue nessuno. Ci stavamo inoltrando nel “mato” più totale io e il mio compagno di viaggio, gli stavo accanto per paura di perdermi, e intanto parlavamo di elefanti, il desiderio di vederne uno dal vivo era forte – non è il periodo giusto, disse, le piogge hanno bagnato il terreno e i bestioni sprofonderebbero, non si avvicinano alla strada. Non fu difficile, per il mio compagno, trovare un piccolo rifugio costruito in mezzo ad un campo di pannocchie: due tronchi conficcati nella terra e ricoperti di foglie per proteggersi dalla calura del sole africano durante i giorni di caccia o di coltivazione, per raccogliere la famiglia, mangiare qualcosa, riposare.


martedì 3 aprile 2012

Svolgimento a impatto zero!


Da oggi possiamo finalmente urlare al mondo che il nostro blog è a impatto zero!
Partecipando alla lodevole iniziativa ambientalista promossa da DoveConviene.it, il sito che aggrega tutti i volantini promozionali e li rende consultabili online, ho permesso ad un nuovo albero di vedere la luce in una zona boschiva a rischio di desertificazione. 



L'iniziativa è molto semplice: per ogni blog che aderisce al progetto dove conviene pianta un albero la cui produzione di ossigeno andrà a compensare le emissioni di anidride carbonica prodotte dal nostro sito.
Forse non tutti sanno che in media un sito internet si fa carico ogni anno dell'emissione di 3,6 kg di CO2, a fronte di ciò invece un albero è in grado di assorbirne fino a 5 kg all'anno. Il bilancio finale è a favore dell'ossigeno, il nostro blog ne guadagna, l'ambiente ne guadagna e con lui tutti noi.