martedì 6 marzo 2012

Tema: la zia Jolanda


Ognuno di noi ha due nonne, che le abbia conosciute o no; io non faccio eccezione: c’era mia nonna materna, Elda, che era una specie di Nonna Papera trapiantata in Veneto. E c’era la nonna paterna, Elisa detta Lisa, una stronza tremenda, arrogante, egoista e talmente cattiva da poter avvelenare ogni genere di vipera o scorpione si fosse sognato di farne la sua vittima.

Non ricordo in quale anno fosse nata mia nonna Lisa, so solo che faceva parte di una più che cospicua nidiata di ventidue fratelli di un famiglia contadina: tutti letteralmente scodellati nell’arco dei ventisei anni di un infelice matrimonio da una donnina di nome Filomena (ma chiamata Figenia al paesello), la quale siora Figenia inanellò anche quattro aborti in questo rosario di cucciolate, delle quali nessuna mai fu oggetto di un parto gemellare; data la sua corporatura esile, sul genere di Edith Piaf, la bisavola ebbe la fortuna di rimanere vedova presto, per lo meno dal punto di vista dell’intimità; per quello che riguarda il fattore economico, invece, fu quasi un disastro riuscire ad allevare ventidue figli per una vedova, nonostante le belle parole e le medaglie ricevute dal Fascio in quanto madre prolifica: cioè la Figenia da fattoressa divenne ufficialmente fattrice. Il risultato della penuria della pecunia fu che quasi tutti i figlioli maschi emigrarono non appena ebbero l’età per allacciarsi le scarpe da soli e legarsi una valigia di cartone con lo spago: i miei prozii invasero Germania, Francia, Venezuela, Argentina e e un po’ anche l’Italia; molti di loro figliarono, sebbene non copiosamente come la madre. Fu una genia di avventurieri, avventurosi, lavoratori indefessi ma anche di folli, ladri e puttanoni da sbarco.

L’ultimogenita fu chiamata Jolanda, classe 1902.
La Jolanda è stata una sorta di grande madre della famiglia, quella che si è tirata su i figli della nidiata dei fratelli che periodicamente tornavano in Italia per andare a trovare la madre, o per mandare la prole a studiare sul suolo natìo, cosa questa cui nessuno dei fratelli di mia nonna rinunciò mai: il collegio in Italia per era obbligatorio per i rampolli del clan. Tra quei nipoti c’era mio padre, che spesso è stato aiutato e sostenuto dalla zia. Costei era una persona un po’ pesante da sopportare, in quanto aveva un carattere ossessivo delle volte; ma la bontà ed il grande cuore compensavano, soprattutto se non eri costretto ad abitare con lei. Il suo grande cuore le fece fare molte mosse sbagliate in vita sua, la più grave fu di accogliere in casa mia nonna dopo che era riuscita a rovinare due mariti e a far praticamente suicidare il primo (nella fattispecie, mio nonno): mia nonna tiranneggiò la sorella minore anche dal letto di morte, e lei le sopravvisse solo per due o tre anni cadendo in depressione. Tragicamente, la vittima non riuscì a sopravvivere senza il suo carnefice. 

La Jolanda fu una donna le cui simpatie ed antipatie travalicavano totalmente il concetto di utilità e di politica, ma probabilmente facevano parte di una sua ben precisa etica: fu inviata al confino a San Francesco di Paola per qualche annetto in gioventù perché aveva fatto a botte con la moglie del Podestà del paesello. “Nipote, lei mi aveva detto che non ero una donna dabbene, e io ho preso una pietra e gliel’ho data in testa”. Questo per sottolineare che la Jolanda aveva delle idee politiche ben precise, oltretutto, pur avendo frequentato solo le elementari, e forse nemmeno completamente: dopo essere stata a votare, alla tenera età di settant’anni, ci disse: “ah… Bianchi, rossi, verdi, gialli: io ho patito sotto tutti e ho votato VIVA IL RE!”. Erano gli anni in cui almeno un paio di volte la settimana andava al mercato in bicicletta a far la spesa di verdura, ma siccome era una donna d’altri tempi, di quelle fibre che non si fan più, non andava al mercato in piazza, ma in una frazione a circa venti chilometri di distanza, i prezzi erano migliori e lei era un tantinuccio economa, in senso puramente paperonesco.
La vita della prozia non fu densa di avvenimenti da ricordare, ma le leggende familiari hanno tramandato un mistero mai risolto, degno di una puntata di Voyager e dell’intervento di Roberto Giacobbo: si vocifera che la prima notte di nozze sia rimasta barricata nella stanza da letto, col marito fuori della porta che voleva spararle. Lo zio Luigi era un carabiniere, la pistola quella d’ordinanza; comunque sia andata, una volta rimasta vedova la Jolanda, dotata di un’incommensurabile faccia di tolla, rivendette all’Arma dei Carabinieri la pistola del marito. Non che scene del genere mancassero, in famiglia: una volta mi raccontò che suo fratello Guglielmo era tanto buono… si, una volta aveva inseguito il fratello Ferruccio per sparargli, ma era tanto buono.
Mia zia aveva un punto debole, la salute. O meglio, di salute ne aveva ben due: quella vera e quella finta; di suo non aveva una forma ottimale, del resto una persona che ai tempi d’oro di quando pesava un quintale e dieci chili per pranzo si mangiava da sola una terrina da 750 grammi di pasta, quaranta polpette e un fiasco di vino qualche problemuccio al tratto digerente lo avrà di sicuro con l’avanzare dell’età. Poi c’era la salute finta, immaginaria:

- Ah, stanotte avevo tutto un dolore a questo braccio qui, ancora un po’ e facevo un infato.
- Zia, guarda che l’infarto viene col male all’altro braccio, quello sinistro.
- E perché, io non ho male anche dall’altra parte?

Mauro Melon

14 commenti:

  1. Zia Jolanda ti adoro!!!chissà che foto ha sulla lapide.......mauro, non ce l'hai detto...secondo me quella anche da là ci guarda e ci ammonisce!

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    1. Sere,la prima volta che non avete nulla da fare andiamo a fare un giro nelel basse: a Vescovana c'è una villa doe si favoleggia che a settembre si veda il fantasma della proprietaria... e nel paese a 4 km da lì c'è la tomba della Jolanda, se prorpio ci tieni

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    2. si preannunciano macabre gite primaverili eh eh eh vengo anch'io!
      meis

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    3. Maestà, ti ci vedo novello Olindo Guerrini che andando a rimestar cadaveri ed ossa in giro per tombe cambia nome diventando Lorenzo Stecchetti. Appro, dai bauli di mia nonna è saltato fuori il suo Postuma: un delirio. Lo hai mai letto?

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  2. L'ho letto volentieri e con piacere! l'unico appunto e che è un po' lunghetto :)

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    1. Grazie.
      Pensa che avevo paura fosse corto, mi devo ancora regolare su certi dettagli

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    2. Ho imparato che bisogna sempre rileggere 3 volte ed ad alta voce quello che si scrive solo cosi' si capisce che molto spesso aggiungiamo dettagli che non sono necessari e che disperdono il nucleo della storia per chi legge. Sono sicura che se tu lo facessi adesso lo sfoltiresti ancora.
      Sto andando a scuola....

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    3. L'ho letto tutto d'un fiato e mi è piaciuto assai assai.. quando si scrive di familiari morti c'è sempre un pericolo in agguato: l'epitaffio. La descrizione invece si eleva quando la biografia si intreccia con il periodo storico e ne diviene chiave di lettura: il confino, l'aggressività dei fratelli che si inseguono con i fucili... beh, a me è piaciuto assai assai! Bravo Mauro!
      (regola generale - valida al di là di qeullo che hai scritto -: dopo che hai finito di scrivere, togli il 25%, da qualche parte una parola in più c'è).
      GD

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    4. anche a me è piaciuto molto e mi fanno ridere i post di mauro, ha un modo originale di scrivere.

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    5. Finora ho sempre scritto più per me stesso che per farmi leggere da altri, oppure per una ristretta cerchia di amici che sono dentro l'argomento che tratto (vedi per esempio la mia telenovela via web "
      Che cosa sarebbe successo se la Contessa di Provenza si fosse lavata?").
      Piglio, metto in pratica e ediamo che cosa ne uscirà.
      Ringrazio molto

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  3. E' un primo piano con lo sguardo alla Celentano che sembra dire "Cazzo guardi?"

    Ale

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  4. Vai mauro!!!a me è piciuto molto il tuo post:vera narrazione paperonesca!!! :-) E poi la zia Jolanda fa anche rima con TOWANDAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!Non fa una piega!

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  5. Eh, in effetti un po' l'andazzo da Towanda - Katy Bates ce l'aveva

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